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È finita l’epoca della spesa facile | L’analisi di Veronica De Romanis

L’economista Veronica De Romanis cita i recenti dati sull’inflazione osservando che questa non dipende più dall’offerta ma dalla domanda; pertanto fa bene la Bce a continuare la normalizzazione della politica monetaria anche se questo si tradurrà in un rallentamento dell’economia: “Il governo, tuttavia – scrive l’economista – non deve compensare questi effetti con misure di bilancio espansive che vanificherebbe l’operato dell’Istituto di Francoforte.

Inevitabilmente, la politica di bilancio dovrà seguire un’intonazione neutrale o restrittiva.

Che cosa significa?

È finita l’epoca della spesa facile, del debito che può crescere perché ‘buono’ e dei sostegni a pioggia distribuiti a tutti.

Nel medio termine, inoltre, è necessario programmare spese aggiuntive per far fronte alle nuove sfide: la difesa, la sanità, l’immigrazione, le disuguaglianze, la demografia, la formazione.

Come fare?

Il bilancio pubblico deve essere riadattato, riconfigurato e utilizzato in modo flessibile.

Ciò – spiega De Romanis dalle colonne del quotidiano La Stampa – richiede un piano di lungo termine di spending review che includa, innanzitutto, una riduzione della spesa.

L’annunciato riordino delle cosiddette tax expenditures (spese fiscali) va in questa direzione.

L’auspicio è che non resti solo un annuncio come avvenuto in passato.

Nel 2022 le tax expenditures erano 626, in aumento del 35 per cento rispetto al 2016.

Ridurre le spese è necessario anche per attuare una vera riforma fiscale.

La pressione tributaria può essere diminuita in modo strutturale solo se associata ad un taglio permanente delle uscite.

Promesse relative a risorse che arriveranno dalla lotta all’evasione oppure da riforme che si autoalimentano (meno paghi e più lo Stato incassa), lasciano il tempo che trovano: i cittadini dovrebbero averlo imparato oramai da anni.

La spesa va diminuita ma soprattutto riordinata.

Nel 2021 – conclude – quella per far funzionare la macchina dello Stato è stata di circa 330 miliardi di euro.

Quella per gli investimenti, che servono a potenziare la macchina stessa, è stata meno di un decimo (33 miliardi)”.

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