In molti settori green, con tecnologie a basso impatto ambientale, l’Italia ha un saldo commerciale positivo e in crescita. È quanto dichiara il capo del servizio struttura economica della Banca d’Italia, Roberto Torrini, in un’audizione alla X Commissione della Camera sul Patto per l’industria pulita della Commissione europea, dove spiega che fanno eccezione le batterie e i veicoli elettrici e ibridi.
Secondo quest’analisi, la transizione verde è “una sfida che può costituire una occasione di sviluppo e innovazione” per il Paese.
“L’industria italiana ha già dimostrato di sapersi muovere nel percorso impegnativo che coniuga efficienza energetica e competitività: tra il 2013 e il 2023, il valore aggiunto dell’industria in senso stretto è aumentato del 7%, mentre l’intensità energetica si è ridotta di quasi un quinto”, si legge nel documento presentato.
C’è bisogno però di “accelerare”, soprattutto nella crescita della produttività e il Patto per l’industria pulita, come altri strumenti della Commissione, “devono agire con urgenza su questo lato”, secondo il funzionario della Banca d’Italia.
BANKITALIA, LA TRANSIZIONE NON GRAVI SOLO SU BILANCI DEI PAESI
Gli investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi climatici al 2030 sono tra i 403 e i 558 miliardi di euro all’anno. Sono le stime riportate da un documento della Bce e citate dal capo del servizio struttura economica della Banca d’Italia, Roberto Torrini, in un’audizione alla X commissione della Camera sul Patto per l’industria pulita della Commissione europea. “Non è possibile che il programma di transizione e le iniziative attuative possano gravare solo sui bilanci pubblici dei singoli paesi”, afferma Torrini.
Innanzitutto, spiega, per “la necessità di rispettare le compatibilità finanziarie e le marcate differenze nello spazio di bilancio a disposizione dei vari paesi” che potrebbe determinare effetti distorsivi sulla concorrenza. In secondo luogo, perché i ritorni degli investimenti nella transizione verde non vanno a beneficio esclusivo del singolo paese. In fine perché il “fabbisogno di finanziamento è così elevato da non poter ricadere integralmente sui bilanci pubblici” ed è indispendabile il coinvolgimento del settore privato.
ABBANDONARE LA TRANSIZIONE ECO NON PORTA VANTAGGI
La transizione energetica “è un percorso complesso, ma abbandonarlo non porterebbe vantaggi né sul piano ambientale né su quello economico”. È quanto afferma il capo del servizio struttura economica della Banca d’Italia, Roberto Torrini, in un’audizione alla X commissione della Camera sul Patto per l’industria pulita della Commissione europea che sottolinea l’importanza di farne “un’opportunità di crescita economica”.
“È evidente che il cambiamento climatico impone già ingenti costi al sistema economico e non investire sull’innovazione collegata alla transizione verde nei diversi ambiti in cui il progresso tecnologico sta avanzando non farebbe che perpetuare il ritardo nella crescita della produttività che frena lo sviluppo europeo e mina la competitività della nostra economia”, si legge nel documento. L’aspetto su cui puntare con decisione sarebbe invece proprio l’innovazione, “una delle aree per il momento poco sviluppate del Patto e che andrebbe valorizzata e rafforzata”.
In sintesi la strategia delineata dalla Commissione dal Patto “ha obiettivi condivisibili, ma non è sufficientemente ambiziosa nel prevedere azioni comuni, anche con riferimento alle modalità di finanziamento”.








