Se si dovesse giudicare dai segnali venuti dal Consiglio Europeo informale di Budapest dell’8 novembre il livello di comprensione, da parte dell’Unione, della radicalmente nuova fase che si apre per il mondo con l’elezione di Donald Trump insieme con la capacità di attrezzarsi di conseguenza, non si potrebbe non essere pessimisti.
Tuttavia si tratta solo di una prima riunione, mentre per diversi Paesi il colpo subito con il risultato elettorale è ancora forte, per cui si deve sperare nello svilupparsi di una ben diversa consapevolezza della necessità di decidere tempestivamente il “che fare” nel Vecchio Continente.
In effetti, nella predetta seduta, a proposito dell’assunzione di iniziative comuni, in particolare per gli investimenti – necessarie anche a prescindere delle temute conseguenze delle innovazioni dell’amministrazione Trump – si è soltanto detto che bisogna riflettere sugli strumenti, ma nulla è stato chiarito a proposito delle divisioni e delle contrarietà, in particolare dei Paesi cosiddetti frugali, a forme di debito comune.
La discussione a latere del Consiglio se stabilire prima quali iniziative sostenere in comune o quali strumenti adottare d’intesa a tal fine appare bizantina, forse praticata per prendere tempo, ed evoca la disputa sulla precedenza della nascita dell’uovo o della gallina.
Insomma, non si parte bene: sembra quasi il non voler antivedere i problemi che inevitabilmente nasceranno dai dazi americani, da una nuova ripartizione delle spese per la difesa, dall’evoluzione della posizione americana sulle due guerre, dal delinearsi del protezionismo e di una interruzione del multilateralismo.
Tutto ciò mentre voci autorevoli, a cominciare da quella di Mario Draghi, invitano a prepararsi adeguatamente a negoziare con il prossimo presidente Trump.
Almeno però bilanciano in positivo questa immagine non esaltante, per quel che riguarda l’Italia, il viaggio del capo dello Stato Sergio Mattarella in Cina e i temi che ha posto in un contesto di grande amicizia e reciproca particolare stima con il presidente Xi Jinping: dall’esigenza di riequilibrare i rapporti commerciali con l’Unione e l’Italia bandendo il protezionismo, al ruolo che la Cina può svolgere con la sua riconosciuta autorevolezza a livello internazionale nelle due guerre in corso per arrivare a una cessazione dei conflitti come punto di partenza per una pace giusta e per l’affermazione del diritto internazionale, agli stessi problemi della regione dell’Indo-Pacifico nella prospettiva ravvicinata di relazioni internazionali in profonda trasformazione.
È, questo, il tempo della necessità di molti Marco Polo, ha detto Mattarella, non di chiusure, bensì di cooperazione e di aperture nel commercio e negli scambi in genere, non dei dazi.
Acquisire flessibilità in tali relazioni, senza venir meno ai vincoli delle alleanze, si osserva qui, è fondamentale e costruire rapporti solidi con la Cina, dopo il troppo sbrigativo abbandono della Via della Seta in conseguenza anche delle richieste americane, è ora una fondata esigenza.
Come è stato scritto, l’Europa deve ora capire che in tutte le attività non può continuare a stare al posto del passeggero, deve, invece, rispondere agli obblighi della guida.
La favorevole coincidenza del viaggio di Mattarella, i riflessi molto positivi che lo hanno caratterizzato indicano un percorso di protagonismo per l’Unione e l’Italia a livello internazionale non affatto facile, ma che ora è inevitabile, se non si vogliono subire passivamente le scelte dell’amministrazione Usa che saranno compiute in nome dell’America first.
È possibile che Trump non dia però seguito a diverse delle promesse della campagna elettorale?
Non lo si può escludere, anche se una di esse, importante, l’uscita dagli Accordi di Parigi sul clima, è già stata annunciata.
Paradossalmente, l’alta inflazione ha concorso molto alla vittoria di Trump, ma si ripresenterà proprio per quel che il tycoon divenuto presidente farà.
Se solo una parte del programma della trumpeconomics sarà attuata, i problemi anche per il mondo non saranno pochi.
Si rifletta, dunque, sulla visita in Cina e sui concetti di Mattarella.








