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L’Europa si è arresa senza combattere. I dazi? L’arma spuntata che non abbiamo usato | L’analisi di Tito Boeri

Tito Boeri su Repubblica commenta la vicenda dazi definendo quella tra Usa e Ue una “trattativa impari”:

“La domenica dell’accordo sul campo da golf di Trumpscrive l’editorialista – passerà alla storia come una delle sconfitte più avvilenti dell’Unione europea.

Anche i leader europei più indulgenti nei confronti dell’accordo si sono ben guardati dall’elogiarlo con l’unica eccezione delle reazioni a caldo (poi riviste al ribasso) della nostra presidente del Consiglio.

Il vero quesito da porsi non riguarda perciò la bontà o meno di questo accordo, ma le carte che aveva a disposizione Ursula von der Leyen per strappare un accordo migliore e alle frecce che ha ancora nella faretra nel prosieguo del negoziato.

Perché una cosa è sicura: al contrario di quanto dichiarato dalla presidente della Commissione europea, questo accordo non elimina affatto l’incertezza.

Quello siglato a Prestwick è solo un accordo politico molto vago. Rimangono tantissimi capitoli aperti e ad oggi non c’è ancora un testo condiviso.

Che armi ha a disposizione l’Unione per contrastare i voltafaccia del suo alleato di un tempo?

Una cosa che farebbe molto male al presidente americano è un aumento degli oneri del debito pubblico statunitense.

La vera arma che l’Unione aveva a disposizione nella trattativa era quella dei dazi. Attivabile a maggioranza qualificata e già attivata, ad esempio nel caso delle auto elettriche importate dalla Cina.

Il mercato europeo è fondamentale per i prodotti tecnologici degli Stati Uniti che non possono indirizzarsi verso il mercato cinese per ragioni strategiche.

Se la Commissione non ha attivato questo strumento è perché Italia e Germania, i due paesi maggiormente colpiti dai dazi americani, hanno scommesso su una trattativa ad armi impari.

Ci siamo così arresi senza neanche combattere. Ci sta di perdere, ma non in questo modo.

Il vero problema è che oggi in Europa, a differenza che negli Stati Uniti, non esiste un’autorità in grado di negoziare su piani diversi dal commercio, alla tassazione, alla regolamentazione.

Questo indebolisce fortemente chi si siede al tavolo della trattativa.

La Commissione europea ci ha comunque messo del suo.

Riconoscere all’avvio del negoziato – conclude – che c’era uno squilibrio di bilancia dei pagamenti cui porre rimedio è stato un grave errore”.

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