Per rispondere agli schiaffoni di Trump e Vance, l’Europa deve dotarsi degli strumenti per agire come un singolo Stato, ha detto di nuovo Draghi davanti al Parlamento europeo.
La domanda che sorge è: dobbiamo attendere complesse riforme istituzionali che tardano sempre ad arrivare, oppure si può agire subito in risposta all’appello di Draghi? Che una risposta sia urgente, mi pare ovvio.
Una via per agire rapidamente ci sarebbe: l’UE dovrebbe istituire un vero e proprio Comitato esecutivo del Consiglio europeo, presieduto dal suo presidente Costa e composto da un numero limitato di Capi di Stato o governo, con il preciso mandato di offrire risposta puntuale agli sviluppi sulla questione ucraina, e più in generale alle azioni della Russia sui confini orientali dell’Europa.
Quanto alla composizione, il Comitato dovrebbe includere i capi di stato o governo di Francia e Germania, più quello dell’Italia o della Spagna, più due esponenti dei paesi più esposti alle minacce russe (Polonia, Finlandia, Baltici…) per un totale di cinque membri più il presidente Costa.
I suoi poteri dovrebbero essere definiti con riferimento a una linea comune, la quale dovrebbe includere esplicitamente le risposte possibili di fronte alle minacce militari russe, ma anche il negoziato con gli USA per conto dell’Unione (escludendo dunque iniziative in merito dei singoli Stati membri).
Utopia? Può essere. Ma Draghi ha ragione da vendere: se l’Europa non riesce a superare l’impotenza delle sue decisioni consensuali, dotandosi di strumenti decisionali efficaci, sarà oggetto e non soggetto negli eventi che ci stanno investendo, con rischi enormi per la sua capacità di difendere i suoi interessi e i suoi cittadini.
