“Quanto ci piace criticare l’Europa, darle la colpa di ogni male, nella convinzione che sia altro da noi.
Ossia un’entità separata dalle nostre decisioni”.
Così Veronica Romanis sulla Stampa: “E invece – aggiunge – bisognerebbe chiarirlo una volta per tutte, soprattutto in una fase storica complessa come quella attuale: l’Europa è il risultato delle nostre scelte.
Siamo noi, con il nostro voto, che decidiamo chi far sedere al parlamento di Bruxelles.
E, soprattutto, chi far sedere al tavolo del Consiglio europeo con gli altri capi di stato e di governo.
Pertanto, la responsabilità di ciò che viene deliberato in quei consessi è anche nostra.
Eppure, non ci preoccupiamo sufficientemente di capire il programma, le idee, la visione europea di chi eleggiamo.
Ci si accontenta di un dibattito semplificato, intermediato, superficiale.
E, troppo spesso, non veritiero.
Chi oggi sostiene che il progetto europeo sia fallito sta restituendo un racconto distorto della realtà dei fatti.
Basti pensare a tutto ciò che è stato fatto dalla crisi finanziaria del 2008 in poi”.
De Romanis cita quindi Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna e Cipro che, scrive “sono stati salvati con risorse europee.
Insieme ai salvataggi è stato costituito il Meccanismo europeo di stabilità (Mes).
Sul versante della politica monetaria, la Banca centrale europea (Bce) dispone – ad oggi – di ben quattro strumenti straordinari: Security market program, ‘Outright Monetary Transactions, il Quantitative easing e il Transmission Protection Instrument.
Ma andiamo avanti con la costruzione europea.
Durante la pandemia sono state realizzate due linee di credito per far fronte all’emergenza- una per la sanità (quella del Mes) e una per la cassa integrazione (quella del Sure) – e uno strumento nuovo – il Pnrr – per la ripresa.
Per un totale di oltre mille miliardi, di cui una gran parte in forma di prestiti europei.
Ovviamente, molto resta da fare.
Per fare ciò servono alleanze e compromessi.
E, ovviamente, un’idea dell’Europa del futuro.
E qui arriviamo al punto: qual è l’idea di chi abbiamo mandato a Bruxelles?
Vale la pena ricordare che due dei tre partiti al governo, ossia Lega e Fratelli d’Italia, ritengono che il progetto europeo sia in grande difficoltà e che ci voglia «meno Europa ma meglio».
Ma – conclude – che cosa significa «meno ma meglio» per un Paese come il nostro che sta spendendo 200 miliardi di risorse europee e ne sta chiedendo altre per far fronte a nuove sfide come quella della sicurezza?
È arrivato il momento di cambiare il racconto”.








