Carlo Valentini su Italia Oggi invita l’Europa a prendere atto del nuovo corso trumpiano e a ‘sganciarsi’ ove possibile dagli Stati Uniti:
“L’Europa – scrive l’editorialista – sta reagendo di rimessa di fronte alle provocazioni di Donald Trump. Non sarebbe meglio, invece, tentare di prendere il toro per le corna? Ovvero l’Europa, abbandonata dal suo tradizionale alleato, dovrebbe farsi forte della propria libertà di movimento (non essendo più soggetta a un’alleanza de facto anche commerciale) e incominciare a dialogare col resto del mondo, che per altro è impaziente di stringere accordi, come dimostra la firma del trattato Ue-Mercosur (prevede la progressiva liberalizzazione della circolazione delle merci tra Europa e Brasile, Argentina, Paraguay, Uruguay) e come poteva essere la Via della Seta, con la Cina, fermata da ostacoli politici.
Se gli Usa ci voltano le spalle, quegli ostacoli vanno rimossi. È ovvio che l’interscambio economico vada regolamentato, tutelando i brevetti europei, lo sforzo della transizione ecologica, i diritti dei lavoratori. Non può essere ammessa una concorrenza sleale.
Ma la Cina oggi è anche tecnologia avanzata, con disponibilità a collaborazioni di reciproco vantaggio, è impegnata in grandi infrastrutture a cui possono dare un apporto non secondario le grandi company europee delle costruzioni, è voglia di cultura Occidentale che ben può dialogare con la millenaria cultura cinese, e così via.
Ci sono opportunità da cogliere che un’Europa disorientata non dovrebbe farsi sfuggire. Non è un caso che nei giorni scorsi i dirigenti dell’impresa automobilistica cinese Byd abbiano organizzato a Torino un incontro con le aziende dell’automotive: per crescere Byd necessità di fornitori di alto livello, cioè italiani.
C’è poi gran parte dell’Africa che preme per uscire dall’indigenza e magari non essere costretta ad accettare le condizioni capestro delle grandi potenze. Già il ruolo dell’Europa è stato decisivo per consentire passi avanti per esempio al Marocco e alla Tunisia.
Ma va rafforzata la cooperazione, con trattati che siano vicendevolmente proficui. Gli Stati Uniti rimangono, ovviamente, un partner commerciale decisivo, ma se rifiutano un rapporto privilegiato con l’Europa, le mani libere per firmare accordi e trattati debbono valere per tutti”.








