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L’Europa a lezione di realtà | L’analisi di Danilo Taino

L’Europa – scrive sul Corriere della Sera Danilo Taino – è affaticata come non mai.

Ieri è stato trovato un accordo sui nuovi commissari, compreso Raffaele Fitto, ma questo non cambia la realtà: l’ultimo momento in cui è stata il centro del mondo era il 9 novembre 1989, quando crollò il muro di Berlino.

Dopo quel 9 novembre, il baricentro politico (ed economico) del pianeta ha preso a spostarsi velocemente ma gli europei non hanno saputo o voluto leggere l’enorme scivolamento.

Hanno continuato a pensare di essere ancora il centro del mondo, fino ai nostri giorni.

Il risultato sono le numerose crisi che incombono sulla Ue.

Lo specchio che ti fa pensare di essere il più bello del reame, e il più buono, come nelle favole induce a commettere errori gravi.

Il maggiore è stato probabilmente l’avere pensato che il modello europeo fosse destinato a conquistare il mondo.

La Ue è così diventata, puntando sul suo attraente mercato, l’entità normativa con ambizioni globali.

Come si è ricordato spesso negli ultimi tempi, non ha però creato un ambiente favorevole alla crescita economica e all’innovazione ma ha scritto volumi di regole proprio dove l’innovazione (anche quella degli altri) si imponeva, dal vasto mondo digitale all’intelligenza artificiale alle pratiche di limitazione del cambiamento del clima.

Con due effetti boomerang distruttivi.

Da un lato, la Ue arranca nella capacità di innovare, cioè di portare al mercato scoperte e pratiche nuove, quelle che oggi alimentano la crescita.

Dall’altro, l’ambizione normativa globale, applicata a chiunque faccia business con la Ue, ha sollevato la diffidenza e l’opposizione dei partner commerciali: non solo degli Stati Uniti, le cui grandi imprese tecnologiche sono state punite da Bruxelles, ma anche dei Paesi emergenti che si sono visti imporre norme per loro difficili da rispettare, con le conseguenti accuse di imperialismo regolatorio (e di protezionismo).

L’Europa ha tutti i migliori motivi per difendere il proprio modello di democrazia e di libertà e per proporlo a chi lo desidera nel resto del mondo.

Il peccato di hybris l’ha però accecata di fronte alle realtà della Storia e dell’economia.

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