«Quanto ha rivelato l’esito del referendum sulla cittadinanza non ha in realtà nulla di sorprendente».
Così Luigi Manconi su Repubblica a proposito del fallimento del referendum sulla cittadinanza: “Che poi la totalità degli osservatori e degli analisti (e io tra questi) non l’avesse previsto – sottolinea – rimanda alla responsabilità dell’Ottuso collettivo, per il quale non c’è attenuante alcuna.
Dunque siamo in presenza, più che di una semplice sconfitta, di una disfatta politica e culturale.
La competizione — vera o presunta — per il posto di lavoro sembra rimanere il principale fattore di inquietudine per strati popolari stressati e smarriti, minacciati dal lavoro povero e dalle politiche di ristrutturazione e delocalizzazione delle aziende.
A fronte di ciò, il compito che spetta ai sindacati appare gigantesco ma ineludibile; e richiede, tra l’altro, l’integrazione nelle strutture sindacali di base, e anche tra i quadri intermedi e nei gruppi dirigenti centrali, di lavoratori stranieri regolari (pur se privi di cittadinanza) come essenziale strumento di accelerazione dei processi di regolarizzazione di quelli tuttora non regolari.
Un’impresa assai ardua – prosegue Manconi – eppure incentivata da una congiuntura economica che sollecita una consistente domanda di lavoro e una costante richiesta di manodopera.
Questo processo, inevitabilmente lungo e faticoso e non privo di conflitti e di fratture, subirà ora un ulteriore rallentamento.
Ma l’errore più grave sarebbe quello di classificare alla voce ‘razzismo’ l’orientamento degli italiani, tra quanti non hanno partecipato al voto e quanti hanno detto no al dimezzamento dei tempi per la domanda di cittadinanza.
Sia chiaro: il razzismo, quale volontà di discriminazione su base etnica, esiste in Italia così come in tutti i Paesi democratici, ma riguarda solo una parte ridotta della popolazione e delle sue rappresentanze politiche.
Qui si deve parlare, piuttosto, di xenofobia e di ciò che il termine esprime nella sua radice etimologica: paura dello straniero e, più in generale, dell’insolito.
Si tratta di un sentimento profondamente umano che si ritrova in misura variabile all’interno di tutte le comunità e di tutte le aggregazioni sociali”.








