Nell’indifferenza più assoluta, in Italia, l’Economist in edicola questa settimana – commenta su Il Foglio Claudio Cerasa – ha scelto di puntare forte, nel suo editoriale introduttivo e nel suo primo approfondimento nello sfoglio, su un dossier che riguarda uno scontro presente oggi all’interno delle grandi democrazie, e in primo luogo all’interno delle democrazie europee: il tema dell’immigrazione.
La tesi dell’Economist è forte.
L’attuale sistema che regola il diritto d’asilo non funziona più, bisogna prenderne atto, bisogna avere il coraggio di dirlo, bisogna avere la forza di costruire qualcosa di nuovo, abolendo quel che c’è oggi.
Il diritto d’asilo, dice l’Economist, non funziona più per almeno due ordini di ragioni.
Da una parte, non è più in grado di governare un fenomeno molto diverso rispetto a quello che vi era nel 1951, quando il diritto d’asilo venne istituito: oggi ci sono 90 milioni di persone nel mondo che vorrebbero migrare in modo stabile ma per un cittadino povero entrare legalmente in un paese ricco è quasi impossibile.
Gli elettori, nota l’Economist, sono i primi ad aver capito che il sistema non funziona.
Non protegge chi ha davvero bisogno di asilo e favorisce l’immigrazione illegale.
La proposta dell’Economist è muoversi all’interno di due dimensioni diverse.
Nella prima dimensione, occorre capire che la formula aiutiamoli a casa loro non deve essere necessariamente intesa come aiutiamoli a casa loro per non farli partire da casa loro ma deve essere intesa attraverso una chiave diversa: bisogna capire che ospitare rifugiati in luoghi vicini al loro paese d’origine è molto meno oneroso e gli stessi bilanci dell’Unhcr ci dicono che si spende meno di un decimo per un rifugiato in Ciad rispetto a uno in un paese ricco.
Il passaggio successivo del ragionamento dell’Economist è quello che riguarda da vicino l’Italia.
E il ragionamento anche qui è lineare.
Se i paesi che sono soggetti più degli altri all’immigrazione la vogliono trasformare in una opportunità, devono aumentare i flussi legali per accoglierli, mettendoli al servizio di chi cerca manodopera che non trova.








