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Le cattive abitudini in Europa | L’analisi di Angelo Panebianco

Sul Corriere della Sera Angelo Panebianco torna sulla questione della difesa europea, sottolineando come i problemi da affrontare in materia – apparentemente irrisolvibili – siano due.

Il primo consiste nell’identificazione del potenziale nemico o dei potenziali nemici. Il secondo nella identificazione del decisore: chi decide se e come usare la forza in presenza di una minaccia alla sicurezza dell’Europa?

Nelle condizioni attuali, la difesa europea, non essendo più scontata la protezione americana, dovrebbe servire per dissuadere la Federazione russa dal lanciarsi, dopo l’Ucraina, in altre avventure militari in Europa. Se non che, investire sulla sicurezza militare in chiave anti-russa è una operazione che si scontra contro un potente ostacolo.

Le opinioni pubbliche europee sono divise: una parte considera la Russia un pericolo per l’Europa e un’altra parte no. Ci sono membri dell’Unione (Ungheria, Slovacchia) che operano apertamente come quinte colonne di Putin entro l’Unione.

E ci sono movimenti politici filo-russi in Francia, Germania, Italia, Austria e altrove. Basta dunque solo enunciare il problema per capire l’irrealizzabilità del proposito. Per cui: niente comune identificazione del nemico potenziale, niente difesa europea.

Anche il secondo problema è un macigno che impedisce di dare vita alla difesa comune. È la celebre formula del giurista tedesco Carl Schmitt: sovrano è chi decide sullo stato d’eccezione.

Chi sarebbe, in una situazione di emergenza, di minaccia all’Europa, il decisore? Chi avrebbe il potere di decidere quando e come impiegare la forza militare per difendere l’Europa da un eventuale pericolo?

Davvero qualcuno pensa che una tale decisione possa essere contrattata fra 27 Paesi (più gli altri che si aggiungeranno), ciascuno dotato di potere di veto?

Senza un decisore la difesa dell’Europa non può diventare un «bene pubblico», ossia un bene posto a tutela di tutti i membri dell’Unione.

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