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Laura Lega, Capo Dipartimento Libertà civili e Immigrazione: “Occorre bilanciare la solidarietà con la sostenibilità dei territori” | Stati Generali della Ripartenza

Nella giornata del 25 novembre, Laura Lega, Capo Dipartimento Libertà civili e Immigrazione, ha dialogato con Antonello Barone, Ideatore Festival del Sarà, durante il panel “La sicurezza del Paese: ruolo e regolamentazione degli assets fondamentali”, nel corso degli Stati Generali della Ripartenza organizzati a Bologna dall’Osservatorio economico e sociale Riparte l’Italia.

Oggi parliamo di sicurezza. Ieri, con il panel in cui abbiamo discusso di Sud, abbiamo parlato dell’immigrazione non come dato di preoccupazione ma come eventuale leva per poter diventare davvero quell’avamposto di dialogo dell’Europa con l’Africa. A suo avviso, dottoressa, qual è lo stato dell’immigrazione in questo momento in Europa e in particolare in Italia?

“Mi consenta di dire che il tema migratorio è un tema che ci riguarda tutti e non da oggi, infatti riguarda il nostro Paese, riguarda l’Europa, riguarda il globo intero. I processi migratori contemporanei sono processi strutturali e quindi noi, come altri, abbiamo il dovere ovviamente di affrontarli in maniera razionale e pragmatica, facendo una pianificazione importante che possa dare una visione organica che non riguarda solo l’Italia ma che ovviamente assembli iniziative che tutto il continente europeo e l’Unione stessa deve affrontare in maniera coerente e congiunta”.

“La pressione migratoria che stiamo conoscendo, in particolare nel 2023, è una pressione estremamente importante. Noi oggi registriamo, dati alla mezzanotte di ieri, oltre 151.000 ingressi dal 1° gennaio del 2023 ossia parliamo di oltre il 60% in più rispetto ai dati del 2022 ed addirittura i dati sono triplicati rispetto a quelli del 2021, dove eravamo poco oltre i 55.000 ingressi dal 1° gennaio alla data dello stesso periodo attuale. Questo sta significando la necessità di affrontare questa situazione, e si sta facendo tutto il possibile in questa direzione, per spingere l’acceleratore sostanzialmente sulle linee d’azione che devono promuovere migrazioni legali”.

“Noi dobbiamo ragionare in modo tale da riuscire a promuovere tutte quelle che sono le iniziative che consentano di gestire e governare questo fenomeno nel rispetto delle regole, in un quadro di piena legalità e di sostenibilità. Il bilanciamento tra quelle che sono le esigenze di solidarietà doverose, con le quali dobbiamo affrontare questo tema, devono coniugarsi ovviamente con la sostenibilità dei territori in un quadro di massimo rispetto alle regole”.

“E quindi, sostanzialmente, tre sono le direzioni per promuovere le migrazioni legali. Sicuramente l’azione più importante è quella che si sta facendo per promuovere l’incremento dei corridoi umanitari ed in questo senso abbiamo superato la quota dei 1.000, numeri nettamente superiori rispetto a quelli degli anni passati”.

“La seconda azione è stato l’ampliamento delle quote legali d’ingresso, portate a 122.000, ma con l’aggiunta di una pianificazione triennale. Questo, me lo faccia sottolineare, va incontro anche a quelle che sono le esigenze del mondo produttivo, del mondo delle imprese, quindi, consentendo anche l’incrocio domanda-offerta per fare in modo che le migrazioni siano anche funzionali rispetto al sistema paese, rispetto al sistema economico”.

“Linee d’azione importanti, poi, sono quelle che guardano alle iniziative di collaborazioni stabili ed importanti con i paesi di origine, su cui il Ministro dell’Interno sta lavorando in maniera estremamente fattiva, e per agevolare tutte le iniziative che mettano in pieno raccordo le esigenze dei paesi di origine con quelle che sono ovviamente le esigenze di sostenibilità del nostro Paese”.

“In parallelo, c’è il tema della gestione del sistema d’accoglienza sul quale ovviamente stiamo lavorando. Il sistema italiano è un sistema sostanzialmente di due livelli. C’è un primissimo livello gestito proprio dallo Stato, che dal momento del soccorso in mare viene gestito tramite gli hotspot organizzati e predisposti dal Ministero dell’Interno, che sono quei luoghi di primo approdo nei quali si fanno le foto-segnalamento e gli accertamenti sanitari e poi si passa a una prima accoglienza ovviamente nel nostro sistema”.

“E poi c’è un secondo livello che è quello che viene assicurato dal sistema SAI che è gestito dai comuni e quindi questo doppio livello costituisce quel sistema sul quale stiamo andando avanti e stiamo spingendo l’acceleratore perché sia sempre più efficientato e sostenuto, perché la distribuzione sia capillare e possa in qualche modo essere garantita la piena e l’ordinata convivenza civile. Parlavamo di sicurezza. Ecco, un fenomeno migratorio gestito con regole chiare, sostenibile dai territori, che appunto coniughi le esigenze ossia il dovere di solidarietà con quello di legalità, garantisce ovviamente nei territori la capacità di assicurare un’ordinata convivenza civile che è il presupposto per un sistema di sicurezza”.

Nell’ultimo intervento del Ministro Tajani in Parlamento c’è stata l’apertura da parte dell’esecutivo a ragionare, insieme a tutta l’Assemblea, sul protocollo d’intesa che il Governo vorrebbe realizzare con l’Albania. È un momento per poter ricostruire l’architettura dell’accoglienza e anche di immaginare nuove forme di collaborazione con Paesi a noi vicini?

“Noi stiamo lavorando ovviamente, facendo la nostra parte come amministrazione perché si possa verificare tutta la realizzabilità di questo progetto. Quindi stiamo lavorando in maniera significativa e veloce per verificare tutte le condizioni necessarie per la sua realizzabilità in quel territorio”.

La sicurezza globale oggi vede due parti del mondo che vivono con regole completamente differenti. Ci sono le autocrazie che controllano con l’intelligenza artificiale i volti dei cittadini e sanno tutto. Da noi invece in Occidente le democrazie liberali hanno i diritti civili da dover tutelare. Contemperare la sicurezza rispetto al diritto del cittadino di vivere in libertà è un compito molto arduo rispetto anche alla sfida che abbiamo rispetto ai competitor con i quali viviamo il mondo dell’economia e della globalizzazione.

“E le dico di più, cioè che già nominalisticamente il Dipartimento che ho l’onore di guidare, peraltro da non molti giorni, è proprio titolato alle libertà civili e quindi credo che questo sia particolarmente evocativo di quella che è la missione istituzionale attribuita ovviamente allo Stato e al Ministero dell’Interno, in particolare a questo Dipartimento nel quale si incardina il tema migratorio, ma che appunto va coniugato bilanciando con grande attenzione quelle che sono le esigenze ovviamente, ripeto, i doveri di solidarietà, i diritti civili da riconoscere a chiunque sia sul territorio nazionale”.

“E quindi lo sforzo e l’esercizio quotidiano nel quale tutti noi siamo impegnati al centro e in sede, le prefetture, i prefetti, i sindaci accanto a loro e tutti quelli che sono gli attori istituzionali e non solo gli attori istituzionali, perché vede il sistema dell’accoglienza chiama in causa in maniera particolarmente preziosa il contributo di più attori istituzionali e non, penso al mondo del terzo settore ed a tutto quello che è il sistema accoglienza in termini più ampi, allora lo sforzo che stiamo facendo è quello di lavorare in maniera strabica, me lo faccio dire”.

“Cioè, da un lato, quello su cui punto chiaramente è una pianificazione strategica seria che affronti ovviamente in maniera strutturale e pianificata e non estemporanea il tema dell’accoglienza ma dall’altro è necessaria una grammatica, un dialogo costante con gli enti locali, con il sistema dell’autonomia e con tutti gli attori, appunto, che sono coinvolti in questo. Secondo quello che è un principio che governa il nostro mondo, quello dei diritti civili e delle libertà civili”.

Senta, oggi è anche una giornata particolare, è il 25 novembre, e secondo me quando parliamo di libertà civili dobbiamo parlare anche del dovere che lo Stato ha di garantire il diritto di parità di genere contro la violenza sulle donne.

“Sì, la ringrazio di averlo ricordato. Questa è una giornata particolare, insomma in queste ore l’emotività è molto legata anche ai fatti di cronaca degli ultimi giorni, che peraltro si ripercorrono drammaticamente ormai in maniera costante, portando ormai un tema che penso un paese civile, una democrazia matura non dovrebbe conoscere, quello della violenza su chi si ritiene più vulnerabile, in particolare in questo caso sulle donne”.

“Quindi credo che sia doverosa una risposta da parte di tutti noi e quando dico tutti noi non è solo il mondo delle istituzioni che in prima battuta doverosamente deve essere impegnata, a partire dalle forze di polizia e da chi rappresenta lo Stato sul territorio, da chiunque abbia funzioni pubbliche e che quindi doverosamente per missione istituzionale è tenuto a proteggere e, anche in chiave preventiva, ad aiutare a far sì che ciò non accada”.

“Ma penso anche che debba essere necessario un salto di qualità in termini di responsabilizzazione da parte di tutti. L’attenzione deve essere da parte anche del vicino di casa, dell’amico, del compagno di giochi. Se riusciamo a cambiare film e in qualche modo ad essere tutti una comunità attenta a questi temi in modo che la violenza sulle donne diventi un vero disvalore sociale per tutti, credo che questa possa essere una battaglia che si possa vincere anche rapidamente”.

Si può vincere questa battaglia puntando soprattutto sul tema della formazione, dell’elevazione dello status delle donne all’interno della società rispetto anche alla loro capacità di essere autonome dal punto di vista economico?

“Sì, senz’altro quello della capacità di essere autonomi è un vecchio tema, me lo faccio dire, che ovviamente riguarda le società moderne, nelle quali ancora ci sono sacche, in cui non è presente quell’autonomia economica che consenta anche a molte donne di potersi allontanare e di poter fare scelte diverse. Però credo che accanto a questo ci sia un tema ulteriore, perché il tema della violenza domestica attraversa tutti i ceti e tutti i censi, quindi non è legato solo e esclusivamente all’autonomia economica di ogni donna ed alla capacità di potersi svincolare da certi contesti familiari, ma è necessario veramente un salto di qualità culturale, come accennava, a partire ovviamente dai ragazzi. E quindi lo sforzo che il governo intende fare è anche quello in termini formativi, didattici, garantendo anche in maniera capillare pervasiva, a partire ovviamente dai bambini”.

La tragica morte della giovane ragazza a Veneta può essere un momento di cambio di cultura, cioè un momento di rottura in cui il Paese si è veramente reso conto che è successo qualcosa. Può avere questo ruolo, questa capacità di far prendere coscienza al Paese?

“Ce lo auguriamo e dobbiamo far sì che sia così, proprio affinché non sia un fatto legato all’emotività del momento, che quindi ci accompagna solo nelle prime ore e nei primi giorni, ma che ci faccia scattare in qualche modo quell’attenzione nel corso della vita quotidiana”.

“Dobbiamo far sì che quello sia un vero shock per la società, uno tsunami, perché sono già successi i brutti fatti di cronaca anche nei mesi scorsi, lo vogliamo ricordare, a Milano una giovane donna uccisa all’ottavo mese di gravidanza, insomma come dire, fatti tragici come la giovane ragazza pakistana. Quindi purtroppo i fatti di cronaca ci raccontano quasi quotidianamente di delitti atroci e quindi ci vogliamo augurare che questo sia un salto veramente della storia, non sia cronaca ma questo diventi veramente”.

Dottoressa, il tema della migrazione è ovviamente un tema di ricerca delle condizioni di vita migliori. Tante volte parliamo di migrazione per esigenze economiche, altre volte ci sono situazioni di crisi, conflitti, guerre, ma un altro tema che oggi diventa fondamentale è la migrazione per il cambiamento climatico. Noi avremo una fascia di vivibilità che si distringerà verso il nord del mondo, probabilmente, quindi le condizioni di vita in Africa e nella fascia equatoriale diventeranno davvero difficili. Questo in prospettiva deve cambiare anche il nostro approccio di densità demografica degli Stati? Dobbiamo immaginare che il mondo a un certo punto vivrà in una fascia più ristretta?

“Questo è l’interrogativo del secolo. Sostanzialmente la nostra posizione geografica, che rappresenta una sorta di pontile nel Mediterraneo, risulta essere il luogo di primo approdo per quanto riguarda il continente europeo, per quella che è l’area di provenienza ovviamente dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, perché parliamo ovviamente spesso di migrazioni provenienti da aree subsahariane ma noi siamo inoltre interessati parallelamente anche da flussi migratori provenienti dall’area balcanica e siamo tuttora pienamente accoglienti per quanto riguarda gli ucraini, quindi il fenomeno anche del conflitto ucraino ha già, come dire, ulteriormente caricato il nostro paese di questo fenomeno, che stiamo gestendo ovviamente con grande attenzione in un quadro di piena solidarietà con quei paesi che sono vittime di guerra.

“Quindi, noi abbiamo un fenomeno migratorio che io direi più che complesso, perché è frutto di un quadro geopolitico estremamente fluido, molto complicato e che si è andato complicando anche negli ultimi mesi, nelle ultime settimane. Accanto a tutto questo, anche fenomeni migratori di carattere economico, ed abbiamo poi il terzo versante che è quello ovviamente della proiezione di quelli che sono eventi climatici che si stanno sovrapponendo. Io penso, da ultimo, anche ciò che è successo in Libia per esempio, il fenomeno straordinario che ha interessato il territorio libico nel quale siamo intervenuti anche come amministrazione interna, nell’incarico precedente come Vigili del Fuoco, noi abbiamo mandato anche a supporto di quelle popolazioni la nostra componente”.

“Quindi dobbiamo aspettarci sicuramente dei fenomeni migratori e per questo dicevo che i fenomeni migratori contemporanei sono molto più complessi di quelli dei decenni passati. Questo reclama necessariamente un governo organico e complessivo europeo di queste tematiche, che non lasci solo il nostro Paese, ma che veda rapidamente assumere delle iniziative che possano essere strutturali e che quindi ci mettano di fronte a una capacità e una sostenibilità di questi fenomeni, proprio per garantire quella sicurezza, torno a dire, quell’ordinata convivenza civile che significa che i territori possano condividere questi fenomeni senza soffrirne in termini negativi.

Un ultimo aspetto è quello demografico. Ci sono realtà del mondo che crescono in modo esponenziale. Penso alla Nigeria e al Niger, prospettive danno al 2050 questa realtà territoriale oltre il miliardo di residenti. Ed è un luogo che ovviamente non solo potrà mantenerli per le condizioni economiche, sarà un flusso che inevitabilmente cercherà di arrivare al nord del mondo.

“Sì, accennavo prima come lo sforzo è quello della promozione delle migrazioni legali che negli ultimi anni sono state un po’ interrotte ma che sono riprese oggi in maniera importante. Quindi anzi, ci sono progettualità ulteriori, ne sono testimone anche degli incontri che da ultimo proprio il Ministro dell’Interno sta avendo in questi stessi giorni. C’è uno sforzo massimo sul quale spingere l’acceleratore ulteriormente per favorire processi legali”.

“E parallelamente ovviamente guardare al continente africano cercando in quell’area di poter portare condizioni economiche migliorative che quindi possano in qualche modo deflazionare il carico migratorio verso l’Europa. Quindi dobbiamo ovviamente, come dire, intervenire con un pacchetto di interventi molto molto ampio. Ed è quello che si sta cercando di fare con grande attenzione. Ripeto, spingendo l’acceleratore perché quello che è importante è anche la velocità d’azione”.

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