“Per quanto riguarda l’eventuale contributo delle banche alla prossima manovra sui conti pubblici, attenzione a usare la parola tassa: c’è il rischio di creare un precedente pericoloso e di gettare le condizioni. L’uso di questo termine potrebbe spaventare i mercati e, inevitabilmente, come già accaduto purtroppo in passato. Una tassa aggiuntiva, inoltre, potrebbe essere pagata dai correntisti in termini di aumenti delle commissioni sulle operazioni allo sportello. Un accordo, invece, renderebbe sicuramente tutto più semplice, a patto, però, che oltre alle banche anche altre categorie di imprese, di altri settori economici, penso alle assicurazioni e anche al comparto energetico, siano coinvolti. La democrazia economica a senso unico non ha senso”.
Lo ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, durante la trasmissione ReStart in onda su RaiTre.
“Non deve essere una tassa, ma nemmeno un prestito. È una questione che va affrontata con un accordo, definendo la finalità di utilizzo delle risorse, per progetti specifici: sono convinto che le banche non faranno mancare il loro apporto”, ha aggiunto Sileoni.
Secondo il segretario generale della Fabi, “la politica dovrebbe farsi sentire di più, nei confronti del settore bancario, per quanto riguarda la remunerazione dei conti correnti della clientela che risulta ancora troppo bassa e, invece, andrebbe adeguata alla politica monetaria della Banca centrale europea. Tra l’altro, l’argomento extraprofitti viene da alcuni utilizzato come forma di campagna elettorale, anche in prossimità di altre elezioni regionali”.