Senza il Reddito di cittadinanza le famiglie povere sarebbero state quasi 2,5 milioni, quasi 450 mila in più rispetto al 2020, cui corrispondono oltre 1 milione in meno di persone in condizione di povertà assoluta, di cui 750 mila nel Sud. Lo ha affermato Luca Bianchi, direttore generale Svimez, riconoscendo che lo strumento è stato però inefficace ad accompagnare i beneficiari verso il lavoro.
Nel Sud per carenza di offerte di lavoro e per le inefficienze dei servizi per l’impiego, su una platea di circa mezzo milione di occupabili, solo 1 su 5 ha ricevuto un’offerta. Secondo Bianchi, va quindi rafforzata la parte relativa all’avviamento al lavoro ma dall’altro bisogna porre attenzione ad intervenire sugli occupabili, perché appunto «4 su 5 non hanno ricevuto nemmeno un’offerta di lavoro. Quello è un bacino da svuotare, mettendo in campo politiche attive, ma tagliare lo strumento da un momento all’altro rischia di costituire nuove povertà».
«Avremmo voluto raccontare un rapporto diverso quest’anno» ha precisato Bianchi «perché prima dei drammatici fatti dell’Ucraina il Sud aveva partecipato in maniera rilevante alla ripresa post covid» grazie all’arrivo finalmente di nuovi investimenti. Poi sul Mezzogiorno si è abbattuta «una gelata», con uno shock inflazionistico pesante, perché «è come se nel Sud ci fosse un’inflazione più forte che nel resto del Paese». Per questo, è necessario cercare di sterilizzare quanto più possibile l’impatto delle bollette e dei costi alimentari sulle famiglie. Ma «siamo convinti» ha affermato «che nonostante la fase difficile, politiche adeguate possano rappresentare l’occasione straordinaria per rimettere in gioco le potenzialità del Sud».








