Questa volta i falchi hanno vinto su tutta la linea sbranando le poche colombe che ancora abitano il direttivo della Bce. E così, con una dichiarazione molto aggressiva, Christine Lagarde ha spaventato i mercati molto più di quanto non avesse fatto un giorno prima Jerome Powell presidente della Fed La reazione dei listini è stata violenta con cali che superano mediamente il 3%.
A preoccupare gli investitori non è stato tanto l’aumento dei tassi di mezzo punto che era abbastanza scontato quanto quello che l’economista francese ha aggiunto dopo: “Chiunque pensi che questo sia il cambio di rotta della Bce si sbaglia”, ha detto. “Dobbiamo aspettarci aumenti dei tassi al ritmo di 50 punti base per un periodo di tempo abbastanza lungo”.
Insomma l’inflazione, che appena un anno fa veniva considerata a Francoforte come un fenomeno transitorio, ora invece viene giudicata una malattia che avrà bisogno di una lunga terapia. Rispetto alla Fed, infatti, la Bce “ha più strada da percorrere”.
La presidente inoltre ha detto che i mercati non considerano a sufficienza i rialzi dei tassi necessari per riportare l’inflazione al 2% in modo tempestivo.
“È ragionevole aspettarsi che la Bce aumenti i tassi di mezzo punto percentuale alla volta, come fatto oggi”, ha detto Lagarde.
Con l’aumento di mezzo punto percentuale, il tasso sui depositi arriva al 2%. La mossa è identica a quella della Fed, che ha portato i tassi al 4,25%/4,5%. Ma non sarà l’ultimo rialzo.
Nel comunicato finale la Bce sottolinea come “sulla scorta della consistente revisione al rialzo delle prospettive di inflazione, prevede ulteriori incrementi” nelle prossime sedute. Avviato il processo per ridurre il proprio bilancio a partire dall’inizio di marzo, con netto ritardo rispetto alla Fed.
Proprio questo è stato l’altro messaggio preoccupante arrivato da Francoforte.
La Bce avvia il quantitative tightening, il processo con cui inizierà a liberarsi dei bond comprati negli anni, “a partire dagli inizi di marzo 2023”. Il portafoglio che ammonta a circa cinquemila “sarà ridotto a un ritmo misurato e prevedibile, in quanto l’Eurosistema reinvestirà solo in parte il capitale rimborsato sui titoli in scadenza. Il ritmo di tale riduzione sarà pari in media a 15 miliardi di euro al mese sino alla fine del secondo trimestre del 2023 e verrà poi determinato nel corso del tempo”.
A giustificare questa svolta sono del resto le nuove stime pubblicate secondo cui l’inflazione resterà alta: 8,4% nel 2022, del 6,3% nel 2023, del 3,4% nel 2024 e del 2,3% nel 2025. A settembre gli esperti della Bce avevano previsto una crescita dell’inflazione dell’8,1% nel 2022, del 5,5% nel 2023 e del 2,3% nel 2024. Per quanto riguarda il Pil, Francoforte vede la crescita 2022 al +3,4%, 2023 a +0,5,%, 2024 a +1,9% e 2025 a +1,8%. Nella precedente proiezione di settembre, la crescita era vista salire al ritmo del 3,1% nel 2022, dello 0,9% nel 2023 e dell’1,9% nel 2024.
Mercato colto di sorpresa
“L’aggressivita’ del presidente della Bce, Christine Lagarde, ha colto di sorpresa un mercato che forse non era tarato su una performance colomba, ma certo non si attendeva tutto quest’impegno nel mostrare restrittivita’, a fronte di un quadro macro decisamente indebolito”, afferma Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr
La Bce spaccata
La presidente ha detto che “non tutti i membri erano d’accordo” con le misure. Alla base delle decisioni di ieri c’e’ stato il sostanziale aumento delle attese di inflazione nell’Eurozona, ma anche questo aspetto ha disorientato gli analisti. La Bce ha alzato le previsioni sul carovita per il 2024 dal 2,3 al 3,4%, una variazione senza precedenti. La forte modifica potrebbe essere legata alle stime delle banche centrali nazionali (in particolare del Nord Europa) che ogni sei mesi partecipano alle proiezioni dell’Eurosistema, con modelli che non sono conosciuti. Per gli analisti l’incremento potrebbe essere dovuto ai salari o alle politiche fiscali. L’ex vicepresidente della Bce Vitor Constancio ha parlato di previsioni “controverse”.
Sarà recessione
Le proiezioni macro sono state invece “troppo ottimiste” sulla crescita secondo Unicredit.
Francoforte vede una contrazione alla fine di quest’ anno e all’inizio del prossimo, ma con pil in aumento dello 0,5% nel 2023 e dell’1,9% nel 2024. L’aumento della stretta Bce peggiorera’ la recessione. Per Citi “una politica monetaria apertamente prociclica, che puo’ erodere la capacita’ della politica fiscale dei governi di rimanere anticiclica, aumenta anche il rischio che la recessione finisca per essere piu’ profonda o piu’ lunga e che la politica monetaria debba alla fine invertire la rotta”. Per Constancio “le decisioni, il linguaggio e le previsioni della Bce indicano una politica eccessivamente hawkish che aggravera’ inutilmente la recessione”. Ma su questo punto Lagarde non ha mostrato alcuna preoccupazione.








