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[L’analisi] Piccole e medie imprese alla canna del gas. Il 6 per cento chiuderà per colpa del mix inflazione e caro gas. Dati peggiori della pandemia

Le Pmi sono di nuovo a rischio. Passata la stagione più difficile della crisi pandemica, arriva l’aumento dei prezzi delle materie prime e lo shock energetico conseguente alla guerra in Ucraina. Nei primi mesi dell’anno l’impennata delle bollette di luce e gas è diventata insostenibile per le imprese, nonostante gli aiuti del governo. Per questo le associazioni di categoria continuano a chiedere all’esecutivo interventi non solo temporanei, ma misure strutturali per dare ossigeno alle imprese.

Il dramma del caro bollette

Ieri l’Arera ha annunciato per il secondo trimestre un calo delle bollette della luce del 10,2% e del 10% per quelle del gas. Cali insufficienti per le associazioni delle imprese che ricordano come queste diminuzioni sono una piccola goccia nel mare rispetto agli aumenti consecutivi registrati negli ultimi 18 mesi. Una situazione diventata insostenibile per molte imprese, soprattutto le piccole e le medie, che registrano sempre crescenti tensioni sul fronte della liquidità e quindi sulla capacità di far fronte ai pagamenti.

Dall’Osservatorio pagamenti di Cerved, come riportato questa mattina da MF, è emerso che a fine 2021 le aziende hanno visto crescere il numero dei mancati pagamenti che dal 29,3% di fine 2020 è passato al 38,1% a fine 2021. Tra i comparti più colpiti secondo Cerved figura la vendita di gas, la siderurgia, l’energia elettrica e la meccanica per la petrolchimica e il gas. Il fenomeno dei mancati pagamenti, tuttavia, ha colpito anche attività come call center, trasporti ferroviari, industria discografica, maglieria, distillati & liquori ed editoria. Come è noto, è ormai da settimane che le imprese denunciano questi rincari chiedendo più sostegni. Già per uscire dal tunnel del Covid-19 erano dovute ricorrere a molti sacrifici, ma ora il caro energia e le incertezze legate alla guerra in Ucraina hanno peggiorato il quadro.

Le conseguenze della guerra

Il conflitto russo-ucraino, infatti, non potrà che peggiorare lo stato di salute di una larga fetta delle Pmi italiane. Già in una precedente pubblicazione, peraltro, Cerved ha provato a stimare l’impatto della crisi internazionale sul rischio di default delle imprese. Si prevede infatti un peggioramento della rischiosità delle imprese non-finanziarie italiane con una probabilità di default media attesa a dicembre 2022 pari al 6,32%, in crescita sia rispetto al dato di dicembre 2021 (5,71%) sia rispetto alla stima espressa nel Credit Outlook 2022 nello scenario base (5,35%).

La stima rivista per il 2022 si avvicina a quella riconducibile al downside scenario in cui si prevedeva una probabilità di default del 6,12%. Solo per dare un metro di paragone, una probabilità di default così alta era stata stimata solo all’inizio della pandemia anche se, grazie alle misure di sostegno messe in campo dal governo, non si era poi concretizzato. Alla base della revisione vi è proprio la crescente probabilità di un rallentamento del Pil italiano dovuto all’acuirsi del conflitto in Ucraina, unitamente all’aumento sostenuto e non di breve respiro dei prezzi delle materie prime e dei costi energetici, con l’impatto diretto negativo sulle marginalità delle imprese e sui consumi delle famiglie.

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