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[L’analisi] Obbligo vaccinale per gli over 50, un passaggio storico e necessario. Ma con alcune incognite. Ecco il parere dei giuristi

“È un passaggio storico. Che tocca la storia della società italiana, non solo quella del diritto. Per la prima volta viene imposto un obbligo generalizzato, sul fronte dei vaccini. E viene imposto a carico della popolazione adulta, non dei più piccoli. Loro, si sa, vengono già sottoposti a dieci vaccinazioni obbligatorie. Ma c’è una differenza, e di non poco conto, fra minori e maggiorenni: i primi non possono esercitare le libertà costituzionali, pur essendone in astratto titolari. Non possono, ad esempio, usare la libertà di domicilio, che consiste nella facoltà d’accettare o escludere altri in casa propria. Gli adulti sì, hanno diritti pieni, oltre che pieni doveri. E la prima libertà consiste nel dominio sul proprio corpo, sul proprio essere fisico. Al punto da rendere legittimo il rifiuto dei trattamenti sanitari, come mostra la vicenda dei tanti No Vax che sono morti rifiutando d’essere intubati. Una libertà, e un rifiuto, protetti dall’articolo 32 della Costituzione, in nome del principio d’autodeterminazione, del primato della persona sullo Stato”. 

Lo scrive il costituzionalista Michele Ainis su Repubblica.

“Ma l’articolo 32 tutela altresì l’interesse alla salute della collettività, di tutti gli altri. Perché non siamo monadi, viviamo in un gruppo sociale. E siamo dunque responsabili nei confronti della nostra società, oltre che verso noi stessi. Sicché la Carta costituzionale autorizza l’adozione di trattamenti sanitari obbligatori, ma a tre condizioni. In primo luogo, serve una legge, non basta un decreto né tantomeno un dpcm. Oppure serve un atto che ne possieda la medesima forza normativa, come il decreto legge varato ieri dal governo. In secondo luogo, la misura dev’essere proporzionata rispetto alle circostanze, al quadro dei contagi. E questa condizione chiama in causa il ruolo della scienza, la cui voce va ascoltata, benché in uno Stato democratico non spetti alla scienza l’ultima parola. In terzo luogo, l’obbligo è legittimo se appare ragionevole, non discriminatorio”. 

 Non c’è discriminazione 

“Per farla breve – prosegue Ainis – se la legge obbligasse tutti gli italiani che si chiamano Michele, difficilmente supererebbe il vaglio di costituzionalità della Consulta, anche se lassù nessun giudice si chiama Michele. 
C’è però una quarta condizione,che nell’articolo 32 rimane implicita, ma poi neppure troppo. L’obbligo vaccinale postula un atto di responsabilità politica, una decisione di cui la politica risponda agli elettori. Decisione impervia: non a caso la sola Austria, fin qui, l’ha praticata. Ora segue l’Italia, sia pure rispetto a chi ha più di cinquant’anni; e vedremo se il nostro Paese farà proseliti nel campo occidentale. Con il Green Pass è già accaduto. Tuttavia la scelta del governo Draghi non giunge come un fulmine d’estate. È stata preparata a lungo, somministrata per piccole dosi. Prima conl’obbligo circoscritto a medici e infermieri, poi esteso alla scuola, alle forze dell’ordine, al personale delle Rsa. Infine con il Super Green Pass per accedere ai mezzi di trasporto, agli eventi sportivi o culturali, alle piscine e a varie altre attività. Insomma, una tenaglia, stretta lentamente per non soffocare gli italiani. E per abituarli a restrizioni sempre più pressanti, fino a rendere ovvio quest’ultimo passaggio, l’obbligo vaccinale nudo e crudo. Un approccio diverso, una decisione repentina, probabilmente avrebbe innescato tensioni, problemi d’ordine pubblico, ben più di quanto già non sia accaduto” conclude Ainis.

Obbligo progressivo 

«Sono favorevole sia all’obbligo vaccinale che all’ulteriore estensione del Green Pass», dice Alfonso Celotto, docente di diritto costituzionale all’Università RomaTre.
«I precedenti. L’ultimo nel 1973 per il colera. Ampiamente condiviso, a dimostrazione del rispetto dell’interesse generale stabilito dall’articolo 32 della Costituzione. Ma, forse, anche perché non c’erano i social».
«Il governo tiene una linea basata sulla logica dell’obbligo progressivo. Prima per categorie: personale sanitario, forze armate, personale scolastico. E ora classi di età» prosegue Celotto.
«A mio parere progressività uguale ragionevolezza. In fondo la linea è la stessa del 2021 sulle vaccinazioni. I primi ad avere allora il diritto di fare il vaccino sono ora i primi a essere obbligati a farlo».
«Il criterio sanitario? La maggiore esposizione al rischio sanitario. Non sono un epidemiologo, ma è dimostrato che gli over 50 se si ammalano rischiano di più e che il vaccino non è la bacchetta magica, ma il modo migliore per rallentare i contagi e mitigare la malattia, non saturando il sistema sanitario» conclude Celotto.

L’età e il criterio sanitario 

Perplesso invece Gaetano Azzariti, docente di diritto costituzionale all’università La Sapienza di Roma.
«La differenza fondamentale è che per la prima volta non si fa riferimento al rischio di contagiare gli altri e alla necessità di preservare lo stato di salute degli altri, bensì alla condizione personale, quella anagrafica».
«Si è detto che gli over 80 sono statisticamente più colpiti. Poi gli over 65. Ora siamo agli over 50. Qual è il fondamento scientifico? Se poi dovessimo valutare le potenzialità di contagiare gli altri, mi sembra di capire che siano le fasce d’età più giovani quelle più esposte. Non sono uno scienziato, ma il criterio adottato mi pare più frutto di una contrattazione politica che di un’analisi sanitaria» prosegue Azzariti.
«Massimo rispetto per la contrattazione politica. Come diceva Pertini, si può decidere legittimamente di riempire granai o arsenali. Ma di fronte alla necessità di garantire diritti costituzionali, la discrezionalità del legislatore ha limiti rigorosi». 
«Inevitabili i ricorsi, fino alla Corte costituzionale».
«Alternative? L’obbligo generalizzato sarebbe la scelta più lineare. Capisco la difficoltà di renderlo effettivo ma almeno usciremmo dal gioco dell’età».

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