A novembre, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi, registri un aumento dello 0,5% su base mensile e dell’11,8% su base annua, come nel mese precedente, sul livello più alto da 38 anni, cioè da marzo 1984.
In lieve accelerazione, spiega l’Istat, il carrello della spesa: i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona registrano una modesta crescita su base tendenziale passando da +12,6% a +12,7%.
Rallentano, al contrario, anch’essi di poco, quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +8,9% a +8,8%).
L’inflazione acquisita per il 2022 è pari a +8,1% per l’indice generale e a +3,7% per la componente di fondo.
L’inflazione rimane stabile su base tendenziale a causa, principalmente, degli andamenti contrapposti di alcuni aggregati di spesa: da un lato rallentano i prezzi dei beni energetici non regolamentati (da +79,4% a +69,9%), degli alimentari non lavorati (da +12,9% a +11,4%) e dei Servizi relativi ai trasporti (da +7,2% a +6,8%); dall’altro accelerano i prezzi degli energetici regolamentati (da +51,6% a +57,9%), dei beni alimentari lavorati (da +13,3% a +14,3%), degli Altri beni (da +4,6% a +5,0%) e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,2% a +5,5%).
L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +5,3% a +5,6%; quella al netto dei soli beni energetici sale da +5,9% a +6,1%.
Su base annua, i prezzi dei beni mostrano un lieve rallentamento (da +17,6% a +17,5%), mentre rimangono stabili quelli dei servizi (+3,8%); si ridimensiona, quindi, di poco, il differenziale inflazionistico negativo tra questi ultimi e i prezzi dei beni (da -13,8 di ottobre a -13,7 punti percentuali).
A novembre, tre province siciliane si posizionano sul podio dei maggiori rincari: Catania (+15,3%), Palermo (+14,7%) e Messina (+13,8%).
Le variazioni tendenziali più contenute si registrano a Potenza (+9,2%) e Aosta (+8,6%). Nelle diverse ripartizioni geografiche, l’inflazione è più alta di quella nazionale nelle Isole (in lieve rallentamento da +14,2% di ottobre a +14,1%), uguale a quella nazionale nel Nord-Est (da +12% a +11,8%), mentre si posiziona al di sotto nel Sud (da +11,5% a +11,7%), nel Centro (da +11,6% a +11,5%) e nel Nord-Ovest (da +11,3% a +11,4%).
Prosegue l’allarme dei consumatori che temono una vera e propria gelata dei consumi anche a Natale. Secondo le stime del Codacons, l’inflazione all’11,8% si traduce, a parità di consumi, in una stangata di 3.625 euro annui a famiglia, ed è destinata ad avere ripercussioni fortissime sul Natale degli italiani.
Con i prezzi a questi livelli e il caro-bollette che ancora investe il Paese, una famiglia su tre ridurrà i consumi durante il periodo natalizio, tagliando soprattutto le spese non primarie come regali, viaggi, ristorazione, casa, ecc, con danno per il commercio e l’economia nazionale.
Anche le associazioni degli esercenti temono che l’inflazione peserà in modo significativo sulla possibilità di spesa degli italiani.
Cresce la tredicesima, ma anche il peso delle bollette e dei conti in sospeso. Dopo il crollo del 2020 e il leggero aumento del 2021, secondo Confesercenti, quest’anno l’ammontare della mensilità aggiuntiva dovrebbe arrivare a 45,7 miliardi di euro, oltre 2 miliardi in più rispetto allo scorso dicembre, grazie all’incremento del numero di occupati dipendenti.
La quota destinata alle bollette, complice il caro-energia, aumenta però del +47,1%, per un totale di quasi 15 miliardi, 5 miliardi in più del 2021 e un terzo dell’ammontare complessivo delle tredicesime.
La tredicesima resta comunque un’iniezione di liquidità che dovrebbe generare almeno 20,6 miliardi per gli acquisti nel periodo delle feste, anche se la cifra è in leggero calo rispetto i livelli del 2021 (-1,8%).
Di questi, 15,4 miliardi andranno sulle spese per casa e famiglia, mentre 5,2 miliardi ai regali di Natale.








