Il tasso d’inflazione di molti paesi europei è sceso sostanzialmente a fine 2022 mentre in Italia esso è rimasto elevato passando da novembre a dicembre dall’11,8% all’11,6% nei confronti degli analoghi mesi dell’anno prima.
Come mai questa differenza di comportamenti? Questo significa che l’inflazione italiana è più resistente che negli altri paesi?
Non proprio, perché è da tenere presente che l’inflazione in Italia ha iniziato a crescere alcuni mesi dopo rispetto a quanto avvenuto negli altri paesi: in Italia l’inflazione è aumentata dal gennaio 2022 mentre in Germania, Francia e altri paesi gli aumenti erano iniziati nell’autunno precedente.
Un ritardo che si riflette anche in fase di discesa, dato che si tratta di misure che fanno riferimento a variazioni rispetto all’anno precedente.
Infatti, se a gennaio l’inflazione italiana crescesse con lo stesso ritmo mensile di dicembre (+0,3% rispetto a novembre), la variazione rispetto all’anno precedente scenderebbe in modo più consistente: dal già citato 11,6% al 10%.
E c’è da sottolineare che un ritmo mensile dello 0,3% segnato nel dicembre scorso equivale a un tasso annuo di inflazione pari al 3,7%, ossia un tasso ben più contenuto di quanto sperimentato nel 2022.








