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[L’analisi] Ecco cosa rischia di restare incompiuto dopo le dimissioni di Draghi 

Il premier italiano Mario Draghi si è dimesso dopo che il suo governo di unità nazionale è andato in pezzi, mettendo il Paese sulla strada di elezioni anticipate a settembre o ottobre e pesando sui mercati finanziari. Di seguito sono elencate alcune delle misure che potrebbero essere influenzate dalla crisi del governo.

Sostegno all’Ucraina

Draghi ha contribuito a plasmare la risposta severa dell’Europa all’invasione russa dell’Ucraina, suscitando l’ira di Mosca. Draghi rimane in carica in qualità di presidente ad interim e il governo è autorizzato a inviare armi all’Ucraina fino alla fine di quest’anno grazie a una legge approvata in parlamento all’inizio di quest’anno, ha riferito una fonte governativa di alto livello a Reuters.

Misure per mitigare effetti del caro energia

Prima dello scoppio della crisi, il Tesoro italiano stava lavorando a un nuovo pacchetto di incentivi del valore di almeno 10 miliardi di euro per aiutare le famiglie e le imprese a far fronte all’aumento dei costi energetici, secondo alcuni funzionari del governo. Diversi ministri hanno affermato che il governo prevede ancora di approvare il programma entro l’inizio di agosto.

Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)

L’Italia ha diritto a oltre 200 miliardi di euro in fondi dell’Unione europea per la ripresa post-pandemica fino al 2026, ma deve approvare una serie di riforme se vuole evitare che il flusso di denaro si interrompa. Finora il governo ha assicurato quasi 67 miliardi di euro di fondi dell’Ue. Roma ora deve centrare 55 nuovi obiettivi nella seconda metà del 2022 per ottenere un’ulteriore tranche del valore di 19 miliardi di euro cosa che, secondo gli analisti, potrebbe rivelarsi più difficile senza Draghi al timone. Tra gli obiettivi, l’approvazione di misure volte ad aumentare la concorrenza sul mercato dei prodotti e dei servizi. Questo sta scatenando le proteste di alcune categorie, in particolari dei tassisti che hanno manifestato a Roma la settimana scorsa.

Riforma della giustizia

Probabilmente la più controversa dei 17 mesi del governo Draghi, la riforma della giustizia mira a ridurre la durata dei processi del 25% in cinque anni nelle cause penali e del 40% in quelle civili, dove la situazione è ancora peggiore. I critici affermano che rischia di consentire a migliaia di criminali di sfuggire alla giustizia facendo decadere i casi quando il processo di appello si trascina troppo a lungo. Prima delle dimissioni di Draghi, il ministro della Giustizia Marta Cartabia aveva promesso che la riforma sarebbe stata completata nella seconda metà di quest’anno.

Legge di bilancio 2023

L’Italia non ha mai tenuto elezioni politiche in autunno nella propria storia repubblicana, perché tradizionalmente è il momento in cui le Camere sono concentrate a preparare la legge di bilancio per l’anno successivo. Se il Parlamento non dovesse approvare il bilancio entro dicembre, la spesa per l’anno successivo verrebbe assegnata automaticamente, mese per mese, sulla base di una bozza di bilancio delineata dal Tesoro in ottobre.

Vendita di Ita Airways

Non è chiaro che impatto possa avere la crisi di governo sulla vendita di una quota di maggioranza della compagnia aerea pubblica Ita Airways, il successore di Alitalia. Il gruppo navale Msc ha presentato un’offerta insieme alla tedesca Lufthansa. Esiste anche un’offerta da parte del fondo statunitense Certares in collaborazione con Air France-KLM e Delta Air Lines.

Aumento di capitale Mps

Un obiettivo strategico del Tesoro sotto l’amministrazione Draghi è quello di aiutare Banca Mps a raccogliere 2,5 miliardi di euro di liquidità entro la metà di novembre attraverso un aumento di capitale. Secondo i banchieri, un voto in autunno potrebbe innervosire i mercati, rendendo difficile per la banca rivolgersi agli investitori privati per la parte della raccolta di capitale non coperta dallo Stato.

Rete unica

Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) sta discutendo con Telecom Italia (Tim) un piano per creare un operatore a banda larga unico, combinando l’infrastruttura di rete fissa di Tim con quella della rivale Open Fiber. Cdp, che detiene una partecipazione del 60% in Open Fiber, ha detto domenica che il progetto è valido da un punto di vista industriale e che i colloqui tra le parti continueranno nonostante la crisi politica. Tuttavia, Fratelli d’Italia, in testa ai sondaggi in vista delle probabili elezioni anticipate, sta chiedendo a Cdp di interrompere i colloqui con Tim, ha detto a Reuters il parlamentare del partito Alessio Butti.

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