Un grido d’allarme che arriva dagli imprenditori del Mezzogiorno, perché il Sud è il grande assente nella manovra economica: la legge di bilancio non conferma gli strumenti in vigore, con la prospettiva di rendere ancora più ampio il divario tra Nord e Sud.
Ieri i presidenti delle Confindustrie meridionali hanno reso pubblica, con una serie di dichiarazioni, la loro grande preoccupazione.
Credito di imposta sugli investimenti e per le aree Zes, la decontribuzione Sud: la richiesta comune è che tutte le misure debbano essere non solo confermate nella legge di bilancio, ma anche rese strutturali in una strategia di sviluppo del Sud che guardi al futuro. Non assistenza, ma investimenti per crescere.
«Il Sud non chiede elemosine, è un’area strategica del paese, pretende di rientrare in una programmazione di sviluppo nazionale. Serve una politica strategica di investimenti che colmi il gap con il resto d’Italia», dice il presidente di Confindustria Sicilia, Alessandro Albanese al Sole 24 Ore. Per il Sud «si prefigura uno scenario preoccupante di recessione.
In assenza di misure correttive alla manovra si incammina sulla via del declino e della desertificazione, un fallimento quando le Regioni del Sud avrebbero dovuto conoscere l’atteso rilancio grazie al potente traino del Pnrr», è l’analisi del presidente di Confindustria Basilicata, Francesco Somma.
Per Sergio Fontana, presidente di Confindustria Puglia, «il Sud ancora una volta è stato escluso dalle priorità del paese. Eppure il Mezzogiorno è una preziosa ricchezza per l’Italia. Il Sud è una questione nazionale non più rinviabile, ridurre gli squilibri è l’unica strada per rilanciare l’intero sistema paese».
Tutti concordano che sia positivo aver destinato due terzi delle risorse al caro energia e l’attenzione alla tenuta della finanza pubblica, ma occorre prorogare gli strumenti che ora il Sud ha a disposizione.
«Vanno resi strutturali per garantire stabilità e occupazione e ridare prospettive di competitività e capacità di attrarre investimenti anche al Mezzogiorno», chiede Confindustria Sardegna.
Aldo Ferrara, presidente di Confindustria Calabria, auspica «un intervento tempestivo da parte del governo per rendere strutturali e definitive le misure per il Sud, per rassicurare le imprese rispetto a impegni futuri, consentendo di pianificare gli investimenti e i programmi con più ottimismo».
Per Luigi Traettino, presidente di Confindustria Campania, «il Mezzogiorno, con la Campania che ne è il motore, deve essere al centro di un piano di sviluppo che renda l’Italia più forte, mettendola al centro a livello Ue».








