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L’abilità politica di Von der Leyen | L’analisi di Stefano Folli

Stefano Folli su Repubblica parla delle nomine Ue e della strategia di Von der Leyen: “Quale che sia il giudizio sulla seconda commissione von der Leyen, bisogna riconoscere che la presidente tedesca, attraverso un’operazione senza dubbio abile, ha ottenuto un risultato non banale a proprio vantaggio.

Nel mosaico costruito tassello dopo tassello – scrive l’editorialista – c’è naturalmente posto anche per l’Italia.

L’incarico a Raffaele Fitto, presentato come un riconoscimento a Roma quale paese fondatore della comunità europea, supera il problema dell’appartenenza di questi al gruppo d’opposizione dei Conservatori.

La presidente in sostanza ha spostato un po’ a destra l’asse del suo ‘governo’, chiamiamolo così.

Così facendo ha introdotto un elemento di novità rispetto al precedente mandato e ha tenuto conto, in qualche misura, dell’esito elettorale di giugno.

Questo getta una luce nuova anche sul ‘no’ che fu espresso da Giorgia Meloni alla rielezione dell’amica Ursula.

Il ‘no’ iniziale ha permesso alla premier di non smarrire il contatto con gli ‘euroscettici’ e alla von der Leyen di non inquinare la sua maggioranza Popolari-socialisti-liberali.

Adesso, messa a punto la Commissione e dato a ogni gruppo il proprio spazio di potere, si recupera l’Italia del centrodestra ‘meloniano’ con un ruolo, la vicepresidenza di Fitto (insieme ad altri cinque rappresentanti), che di fatto segna l’ingresso di una parte almeno dei Conservatori nella maggioranza.

L’opposizione sostiene che in tal modo l’impronta di Ursula finisce tutta orientata a destra.

Sì e no, visto che i socialisti hanno ottenuto ottime deleghe”.

Quanto al voto dell’opposizione italiana, aggiunge Folli, “le ipotesi sono due.

La prima è che il Pd prenda tempo per non andare dietro ai 5S e anzi motivare il “sì” al nostro rappresentante.

Ciò aprirebbe una frattura con il partito di Conte, ma non sarebbe la prima, considerando quello che è accaduto riguardo all’Ucraina.

Sui temi di politica estera ed europea — temi essenziali — la voragine fra i due pseudo alleati nel ‘campo largo’ si va allargando e ciò dovrà indurre a qualche riflessione.

La seconda ipotesi è invece che il Pd si adegui al ‘no’ dei 5S per ragioni di tattica politica.

Ma sarebbe, giunti a questo punto, un errore dalle imponderabili conseguenze.

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