Nel 2024 si raggiungerà il picco della storica stretta monetaria, iniziata a fine 2021, si legge in un’analisi della Bce. Per ora, scrive MF-Milano Finanza, l’impatto al ribasso sul carovita è stato minimo: solo lo 0,5% nel 2022, su un’inflazione che nel complesso ha raggiunto l’8,4% l’anno scorso. Ma nei prossimi mesi le conseguenze della stretta si faranno sentire in modo significativo. «La maggior parte dell’impatto sull’inflazione dovrebbe manifestarsi nel periodo dal 2023 in poi, con un picco nel 2024», ha osservato la ricerca. L’effetto al ribasso dovrebbe essere in media di circa il 2% all’anno nel periodo 2023-2025.
Dai dati si può dedurre che la netta flessione dell’inflazione negli ultimi mesi (dal 10,6% di ottobre al 7% di aprile) è stata in gran parte guidata dal calo dei prezzi dell’energia, non dalle misure Bce. Le manovre della banca centrale invece arriveranno all’economia nei prossimi mesi. Ci vuole tempo prima che la stretta monetaria abbia effetto sulle decisioni di famiglie e imprese. Ed è proprio quello che sta accadendo ora. Le imprese hanno voglia di investire ma non lo stanno facendo a causa degli alti tassi che dovrebbero pagare per i prestiti. Le famiglie vorrebbero comprare casa ma non ce la fanno per il costo dei mutui. Il risultato è che l’economia rallenta.
In parte è proprio quello che vuole la Bce: così si riduce l’inflazione. Ma nello stesso tempo se non si fa attenzione con la medicina dei tassi, il paziente può morire. Perciò Francoforte ha deciso un aumento dei tassi di 25 punti base, dopo sei rialzi consecutivi di 50 o 75 punti base. Ora la Bce deve calibrare gli strumenti perché’ deve considerare non solo le nuove strette ma anche l’effetto di quelle già varate. Rispetto al passato conta meno il livello finale dei tassi, mentre avranno maggior rilievo le decisioni su quanto tempo saranno mantenuti in territorio restrittivo.
Il mercato si aspetta un picco dei tassi al 3,75% a settembre (dall’attuale 3,25%) e un primo taglio a inizio 2024. Secondo l’analisi Bce, l’impatto delle strette sulla crescita del pil raggiungerà il massimo quest’anno (e sarà rilevante, pari al 4%), con un effetto riduttivo del 2% annuo in media nel periodo 2022-25. La Bce ha aggiunto che la riduzione dei titoli di Stato in portafoglio farà salire i rendimenti dei bond decennali di 55 punti base nel periodo 2022-2025.
Le stime, ha osservato l’analisi, sono caratterizzate da un’alta incertezza: perciò sarà necessario osservare i dati in arrivo. La stretta Bce è iniziata a fine 2021 con la riduzione degli acquisti netti del programma Pepp che sono poi terminati a marzo 2022. A giugno dello stesso anno è stato chiuso anche il piano App, mentre da luglio 2022 sono stati varati rialzi dei tassi per 375 punti base. Proprio questa manovra ha aumentato l’esposizione delle banche europee ai tassi che però stanno dando un contributo positivo alla redditività, come ha rilevato ieri il presidente della Vigilanza Bce Andrea Enria all’Eurogruppo.








