“La storia delle democrazie nel mondo è strettamente intrecciata a quella della produzione e disseminazione di statistiche condivise”.
Lo scrive Tito Boeri su Repubblica spiegando che queste “permettono agli elettori di giudicare l’operato dei governi, obbligano chi è al potere a rispondere dei propri atti di fronte all’opinione pubblica.
Non possiamo perciò volgere lo sguardo altrove di fronte a quanto sta accadendo negli Stati Uniti.
Molti gli episodi preoccupanti e purtroppo in gran parte passati inosservati.
L’offensiva di Trump ha, infatti, non poco in comune con gli attacchi perpetrati da governi dittatoriali in Sudamerica contro i vertici degli istituti di statistica.
Gli effetti di queste operazioni sono devastanti non solo perché possono alterare gli esiti di un voto.
Il fatto è che mettono in moto circoli viziosi in cui gli uffici di statistica vengono privati di risorse in tempi in cui la raccolta di dati rappresentativi è particolarmente onerosa (il tasso di risposta a molte indagini telefoniche è attorno all’1-2%) e ci sono nuovi fronti impegnativi nel monitoraggio della salute e dell’ambiente.
Ci condannano alla cecità o ci lasciano in balia di informazioni fornite (a pagamento e selettivamente) dalle grandi piattaforme private in un momento in cui avremmo tutti bisogno di strumenti per distinguere ciò che è vero da ciò che è falso.
Gli istituti di statistica europei sono più resilienti alle pressioni della politica in virtù della supervisione fra pari esercitata tra i paesi dell’Unione e al controllo sovranazionale di Eurostat.
Ma il rischio di contagio dagli Stati Uniti è forte.
Nel nostro paese c’è poca cultura del dato statistico.
Siamo perciò particolarmente vulnerabili al populismo che, in giro per il mondo, ha trovato negli uffici di statistica un facile bersaglio in quanto espressione dell’élite corrotta e manipolatrice.
Nella retorica populista non c’è spazio per i tecnici, per i pareri indipendenti, tutto è schierato e politicizzato.
Quanto sta accadendo nella rendicontazione del Pnrr – conclude – è perciò particolarmente preoccupante.
A quattro anni e mezzo dal suo varo non esiste alcun sistema di monitoraggio della spesa effettivamente sostenuta”.







