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La guerra in Iran è un pretesto per fenomenici speculativi sui carburanti | L’analisi di Assoutenti

La guerra scoppiata in Iran, come a suo tempo il conflitto ucraino, viene utilizzata come pretesto (in assenza di impedimenti reali quali il blocco della produzione o la chiusura dello Stretto di Hormuz) per fenomeni speculativi sulle quotazioni dei prodotti energetici, ma il peggio deve ancora venire, e il conflitto in atto rischia di avere ripercussioni dirette per le tasche dei cittadini italiani e delle imprese.

Lo afferma uno studio congiunto realizzato dal Centro di formazione e ricerca sui consumi (C.r.c.) e Assoutenti, che hanno provato ad analizzare gli effetti economici delle tensioni in atto sui portafogli degli italiani.

“I prezzi dei carburanti – prosegue Assoutenti – hanno già subito uno scossone al rialzo, con la benzina che, rispetto alla prima settimana di giugno, è rincarata in media di 6 centesimi al litro, portando un pieno a costare oggi circa 3 euro in più, mentre il gasolio nello stesso periodo è aumentato di 8,5 centesimi, portando un pieno di diesel a costare 4,2 euro in più” – analizza il Centro di formazione e ricerca sui consumi.

Secondo gli analisti, una eventuale chiusura dello Stretto di Hormuz porterebbe il petrolio a schizzare ai 100 dollari al barile, un’ipotesi che avrebbe effetti devastanti sui listini dei carburanti: a tali livelli la benzina arriverebbe a costare in media 2,024 euro al litro in Italia, con un aggravio pari a +16,7 euro a pieno rispetto ai listini di inizio giugno, +402 euro su base annua ipotizzando due pieni al mese. Il gasolio salirebbe invece a 1,953 euro al litro, con un aggravio di spesa da +18,4 euro a pieno rispetto ai valori pre-conflitto, +442 euro all’anno ad automobilista – calcola il C.r.c.

Aumenti tuttavia ad oggi in gran parte speculativi, considerato che l’aumento delle quotazioni petrolifere non dovrebbe determinare rialzi immediati dei listini alla pompa – spiega il presidente del comitato scientifico del C.r.c., Furio Truzzi – Sulla formazione dei prezzi di benzina e gasolio, semmai, è il Platt’s che gioca un ruolo fondamentale, ed è qui che si nascondono fenomeni speculativi che sfruttano situazioni come i conflitti bellici in atto per far impennare i listini dei prodotti petroliferi”.

“Ma gli effetti del conflitto in atto rischiano di farsi sentire anche sulle bollette di luce e gas e sui prezzi al dettaglio di una moltitudine di beni – avverte Assoutenti – Un eventuale rialzo delle tariffe energetiche del 10%, solo considerando gli attuali prezzi sul regime di vulnerabilità regolato da Arera, porterebbe la bolletta del gas a salire di circa 120 euro annui a utenza, quella della luce di +61 euro (con consumi da 1.100 metri cubi annui). Rialzi anche sul mercato libero, dove l’impatto sarebbe più alto in virtù delle tariffe più elevate praticate in tale regime: gli effetti, ipotizzando un aumento delle bollette del 10%, sarebbe di circa +160 euro annui a utenza per il gas e di circa +70 euro per la luce”.

“La guerra in Iran rischia inoltre di determinare rincari generalizzati per i prezzi dei prodotti trasportati su gomma che, come noto, risentono delle oscillazioni dei carburanti – avverte il presidente di Assoutenti, Gabriele Melluso – Solo per i generi alimentari, un aumento medio dei prezzi dello 0,5% si tradurrebbe in una stangata sulla spesa alimentare da oltre 800 milioni di euro in capo alle famiglie italiane”.

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