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La guerra arriva nelle urne delle elezioni europee | L’analisi di Andrea Bonanni

Le dichiarazioni di Emmanuel Macron su un possibile invio di soldati francesi sul fronte ucraino “hanno il merito di portare la guerra e il fattore Putin nel cuore della campagna elettorale europea“.

Lo scrive su Repubblica Andrea Bonanni.

“Sono più di due anni che si combatte nel cortile di casa una feroce aggressione contro le democrazie scatenata dalla Russia.

I rischi per la sopravvivenza stessa dell’Europa sono gravi ed evidenti.

Ma finora le forze politiche hanno fatto finta di niente.

Come se l’unico vero crinale politico non fosse schierarsi con la democrazia, oppure con i loro nemici in armi.

Tra i molti struzzi europei che nascondono la testa sotto la sabbia, l’Italia è in prima fila – sottolinea Bonanni -.

Il nostro governo nasce da una coalizione in cui gli amici di Putin hanno un ruolo chiave ma questo non sembra turbare nessuno.

Mentre la premier si dice impegnata a difendere l’Ucraina, Salvini si affretta a dichiarare che «mai un soldato italiano» sarà coinvolto nel conflitto: un’assicurazione che pregiudica la deterrenza della Nato.

Sul fronte dell’opposizione, del resto, si continua a chiacchierare di un possibile ‘campo largo’ tra Pd e M5s” perché “il fatto che Conte si sia ripetutamente dichiarato contrario ad inviare armi all’Ucraina in nome di un pacifismo a senso unico non sembra essere un impedimento alla coalizione.

È chiaro che l’uscita di Macron ha anche motivazioni elettorali.

L’opposizione francese di estrema destra è da anni legata alla Russia.

Il messaggio che Macron manda ai suoi elettori, ma anche agli oltre trecento milioni di europei, è semplice e chiaro: attenti a considerare le elezioni di giugno l’occasione per esprimere un voto di protesta.

Affidare il proprio scontento a partiti che odiano l’Europa, e che sarebbero pronti a piegare la schiena di fronte alla prepotenza di Mosca, può avere conseguenze fatali”.

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