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La crescita tra luci e ombre | L’analisi di Daniele Manca

Daniele Manca sul Corriere della Sera firma un editoriale che parla della crescita caratterizzata da luci ed ombre:

“Di luci – scrive – sembrano essercene in questi ultimi mesi per l’Italia. Ci si mette in coda per acquistare titoli di Stato italiani. Le agenzie che misurano l’affidabilità nel restituire il debito modificano il loro giudizio e sono positive sulla fase del Paese. Il numero di occupati non è mai stato così alto. Il dialogo è avviato tra imprese ed esecutivo, come dimostrato martedì all’assemblea di Confindustria. Il governo appare stabile e dalla leadership chiara. Eppure c’è quella crescita che langue attorno allo 0,6 per cento, mentre i Paesi dell’euro fanno in media l’1,2 per cento. Il precedente governo (a guida Mario Draghi) aveva fatto in tempo a varare una sola legge di Bilancio. Questa maggioranza si appresta a comporre la sua quarta Finanziaria. Ma la svolta non si è sentita. Di misure ne sono state varate. Ma l’orientamento a sostenere le famiglie o singoli settori d’impresa non necessariamente si tramuta in un sostegno alla crescita generale. A determinare lo sviluppo sono due fattori: gli investimenti e i consumi. E in entrambi i casi alle luci si sostituiscono le ombre.

L’energia – osserva l’editorialista – rimane uno dei fattori di minore competitività del nostro Paese. Famiglie e imprese la pagano molto di più di quanto avvenga dentro i confini dei nostri competitor europei. Non è facile muoversi in una situazione di così complessa geopolitica internazionale. E la politica estera torna al centro dell’attenzione. Ma proprio per questo andrebbero stabilite delle priorità. Priorità utili a quelle imprese che, come dice il ministro Giorgetti, fanno la politica industriale. La transizione digitale, che in tempi recenti aveva un ministro dedicato, lo è ancora? E quella ecologica, è stata definitivamente uccisa dall’ideologia avversa dimenticando il riscaldamento globale e la sfida della sostenibilità?

Siamo tutti preoccupati, e crediamo lo sia anche il governo, per la produzione industriale in discesa da oltre due anni. Ma c’è l’altro motore della crescita italiana che non gira. Si tratta dei consumi. Un problema sicuramente di salari ma anche di attitudine alla spesa. Quello che si sta rischiando – conclude – è mancare l’appuntamento con la crescita. Cosa che il Paese non si può permettere”.

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