Analisi, scenari, inchieste, idee per costruire l'Italia del futuro

La condanna di Sarkozy che andrà in carcere nonostante l’Appello | L’analisi di Luciano Panzani

Il Tribunale di Parigi ha condannato l’ex presidente Nicolas Sarkozy, per associazione a delinquere nell’ambito del cosiddetto caso “libico”, relativo ai finanziamenti di Gheddafi per la sua vittoriosa campagna presidenziale del 2007. Sarkozy, il cui processo è durato moltissimi anni, è stato, invece, assolto dall’accusa di ricettazione di fondi pubblici distratti e da quella di corruzione passiva.

Andrà in prigione, senza attendere l’esito dell’appello, perché condannato con “mandato di arresto a effetto differito e con esecuzione provvisoria”. Gli verrà consegnata una convocazione per presentarsi davanti alla procura nazionale finanziaria, che fisserà la data dell’incarcerazione nei 4 mesi successivi, quindi entro febbraio.

Il tribunale ha ritenuto che non sia provato che i fondi libici siano effettivamente arrivati nella campagna elettorale del 2007, e questo spiega le assoluzioni, ma ha respinto la tesi di Sarkozy che le dichiarazioni di Gheddafi, che a suo tempo aveva affermato di aver finanziato Sarkozy in cambio di promesse di un atteggiamento favorevole della Francia, fossero una vendetta per le scelte politiche a lui contrarie. Vi sarebbe quindi un’associazione a delinquere a cui non si accompagna la partecipazione ai fatti corruttivi, teoricamente possibile, ma a nostro giudizio scarsamente plausibile.

La prossima incarcerazione di Sarkozy alimenta dubbi sulla compatibilità di questo sistema con la presunzione d’innocenza. Lo aveva già lamentato Marie Le Pen al momento della condanna di qualche mese fa che, proprio per l’esecuzione provvisoria disposta anche nei suoi confronti, ne ha determinato l’ineleggibilità alle prossime elezioni presidenziali.

Il mandato di arresto ad effetto differito è una misura introdotta nel 2020, che attenua lo choc della cattura perché consente al condannato di uscire dal tribunale ancora in stato di libertà e gli dà del tempo per organizzare la sua vita futura in vista dell’ingresso in carcere.

Il problema non è però l’arresto differito, che è certamente una misura di civiltà, ma il provvedimento di esecuzione provvisoria della condanna (equivalente alla nostra custodia cautelare in carcere), che secondo quanto si legge nei commenti francesi è prevista dalla legge del 1994 sulle cause di ineleggibilità ed è applicata per evitare il rischio di recidiva. Il Tribunale l’ha applicata perché sarebbe questione della “preparazione di un fatto di corruzione al più alto livello possibile” e i fatti contestati sono di una “gravità eccezionale” tali da “alterare la fiducia dei cittadini” nelle istituzioni.

Queste motivazioni, valutate con il nostro metro, lasciano perplessi perché Sarkozy ormai è un privato cittadino e sembrano ben scarse le possibilità che egli possa continuare nell’attività corruttiva o inquinare le prove. Va però ricordato che nei suoi confronti sono già state pronunciate altre condanne, non definitive.

Sarkozy può ora chiedere alla Corte di appello di essere messo in libertà o di beneficiare della libertà condizionale avendo compiuto 70 anni. La domanda di messa in libertà potrà essere presentata soltanto dopo l’ingresso in carcere e la Corte di appello avrà due mesi di tempo per provvedere, con la conseguenza che davanti alla Corte Sarkozy comparirà in stato di arresto, con le manette, ma “a testa alta”, come ha polemicamente dichiarato.

SCARICA IL PDF DELL'ARTICOLO

[bws_pdfprint display=’pdf’]

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi gli ultimi articoli di Riparte l’Italia via email. Puoi cancellarti in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza i cookie per migliorare l'esperienza utente.