«In Italia lo sviluppo di collegamenti in fibra che arrivano direttamente al modem dei cittadini e delle aziende con velocità che arrivano a un Gigabit per secondo è in ritardo». A dirlo, in un’intervista al Corriere della Sera, è Innocenzo Genna, giurista esperto di regolamentazione europea delle telecomunicazioni, di Internet e dei dati.
Secondo Genna, «Tim e gli operatori attestati sulla sua rete finora hanno privilegiato il potenziamento delle connessioni che utilizzano il doppino di rame per il collegamento dai cabinet alle abitazioni, con velocità che solo nel 50% dei casi possono raggiungere i 100 megabit per secondo, e che in molti casi non arrivano neanche a 30».
Il rischio, afferma, è che «si spenderanno importanti risorse senza migliorare significativamente la qualità dell’infrastruttura tecnologica italiana e addirittura rafforzando la vecchia rete in rame proprio quanto l’Ue e l’Italia cercano di anticipare l’adozione della fibra dappertutto», mentre «l’emergenza sanitaria ha reso tutti consapevoli che basare la propria strategia digitale sul mobile o sulle reti miste fibre-rame non è sufficiente».
Invece, per Genna, «serve una buona rete fissa totalmente in fibra per essere realmente connessi». Insomma, ci vorrebbe «più cautela nello spendere questi fondi, perché si rischia uno spreco di risorse».
«Dobbiamo ripensare profondamente la nostra idea di società – conclude-. È il momento più vitale da 70 anni a questa parte. È l’ora della scelta. Mi ricorda il 1945, quando l’Europa scelse riconciliazione, pace, libertà, democrazia».








