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Inflazione in Ue sotto il 2%, tutto pronto per un nuovo taglio dei tassi | Lo scenario

Come previsto, l’inflazione in Europa è scesa sotto il 2% essendosi fermata a settembre all’1,8%.

Mai così bassa da giugno 2021.

Rispetto ad agosto quando i prezzi erano saliti del 2,2% il calo è significativo.

Ma soprattutto è importante che la dinamica dei prezzi sia scesa sotto la soglia del 2% che rappresenta l’obiettivo della Bce.

Appena ieri, durante l’audizione all’Europarlamento la presidente Christine Lagarde aveva ribadito che ogni decisione sarebbe stata dipendente dai dati.

Il calo di ieri dovrebbe aver fornito le indicazioni per un taglio dei tassi già a partire dalla riunione del 17 ottobre.

La discesa dell’inflazione a settembre è legata soprattutto al calo dei prezzi dell’energia (-6%, dal -3% di agosto).

Soprattutto il petrolio è sceso nel terzo trimestre del 17% segnando il risultato peggiore del 2024.

Nelle ultime ore c’è stato un piccolo rimbalzo legato alle tensioni in Medio Oriente.

Tuttavia fino a quando la Cina non darà segnali forti di ripresa è difficile immaginare un recupero dell’oro nero.

Ma non è solo il calo del petrolio che raffredda i prezzi.

Sono diminuiti anche i prezzi relativi all’inflazione core, cioè quella al netto di energia, cibo e tabacco (+2,7%, dal +2,6% di agosto), e il carovita nei servizi (+4%, dal +4,1% di agosto).

I mercati monetari ora stimano al 90% la probabilità di un taglio dei tassi a ottobre, rispetto al 25% di pochi giorni fa.

L’inflazione dovrebbe risalire a fine anno a causa di effetti base legati ai prezzi dell’energia, per poi scendere di nuovo nel 2025.

La Bce vede un ritorno duraturo dell’inflazione al 2% dalla seconda metà del 2025, ma gli analisti stimano una discesa più rapida.

Per Capital Economics “sembra ora molto probabile che, dopo un temporaneo rimbalzo nei prossimi tre mesi, l’inflazione complessiva rimarrà al di sotto dell’obiettivo nel prossimo anno.

Secondo le nostre previsioni, nel 2025 la media sarà di appena l’1,6%”.

Nell’audizione all’Europarlamento Christine Lagarde era stata abbastanza assertiva: “Gli ultimi sviluppi rafforzano la fiducia che l’inflazione tornerà al target in modo tempestivo.

Ne terremo conto nella prossima riunione di politica monetaria” È raro un messaggio di questo tipo su una riunione specifica: la presidente della Bce ha voluto indicare una direzione ai mercati, anche se la banca centrale resta “dipendente dai dati”.

Il governatore finlandese Olli Rehn, considerato un “falco”, negli anni della vice presidenza della Commissione Ue, si è detto a favore di un taglio questo mese: “I recenti dati statistici ci hanno confermato che l’inflazione sta rallentando.

Questo significa, almeno ai miei occhi, che ci sono più motivi per abbassare rapidamente i tassi Il recente indebolimento delle prospettive di crescita dell’Eurozona fa pendere la bilancia nella stessa direzione”.

Mantenendo i tassi alti troppo a lungo, Francoforte rischia non solo di bloccare del tutto l’economia dell’Eurozona, già quasi ferma, ma anche di far scendere l’inflazione sotto l’obiettivo (simmetrico) del 2%.

Nel giro di una settimana Isabel Schnabel, falco del comitato esecutivo Bce, ha cambiato il linguaggio delle presentazioni pubbliche, mostrando una preoccupazione in aumento per la crescita.

I dati economici hanno colto di sorpresa i falchi, che finora si sono focalizzati sui rischi di rialzo dell’inflazione, ormai sempre meno visibili nell’economia.

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