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Le incertezze di Trump tra guerra e pace | L’analisi di Rocco Cangelosi

Come al solito Trump lancia segnali contradittori al mondo, scrive Rocco Cangelosi su InPiù. Prima respinge poi sottoscrive la dichiarazione del G7 per una de-escalation del conflitto Iran-Israele. Ma allo stesso, nell’abbandonare il vertice anzitempo, invita la popolazione civile a lasciare Teheran,  facendo presupporre un’intensificazione degli attacchi. In realtà Trump è condizionato dal suo ego e dalle sue promesse elettorali. Il suo obbiettivo sarebbe far cessare il conflitto al più presto e intestarsene il merito, ma non è insensibile alle lusinghe di Netanyahu che  gli lascia intravedere uno straordinario  dividendo  politico promettendogli la caduta del regime iraniano, se avrà l’appoggio americano con le bombe di profondità e il supporto di aerei cisterna per distruggere i siti di arricchimento dell’uranio.

Trump sembra tentato da un intervento  diretto e  già  chiede la resa incondizionata  dell’Iran. Tuttavia, non potrà non tener conto delle perplessità che le monarchie del Golfo fanno discretamente filtrare all’Amministrazione americana, preoccupate dal precedente che rappresenterebbe un “regime change” imposto con le bombe e dal radicale  sovvertimento degli equilibri  nella regione. Trump vuole apparire come l’uomo della pace.

Non è riuscito a mantenere la promessa con l’Ucraina e non vuole farsi sfuggire  l’occasione di cogliere un successo in Medi Oriente. Forse per questo chiama in causa Putin  come mediatore e ne rimpiange l’esclusione dal G8. Tutto sommato Trump sembra  voler certificare la fine del G7 e privilegiare una sorta di condominio del pianeta con Russia  e Cina, ovvero un G3 mascherato.

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