Forse Trump comincia a rendersi conto che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.
Aveva promesso che avrebbe posto fine in 24 ore alla guerra in Ucraina, ma deve confrontarsi con una realtà della tutto diversa.
A nulla servono le minacce di nuove sanzioni contro la Russia, poiché il solo modo di far ragionare Putin è proseguire nell’invio di aiuti militari all’Ucraina per spingere la Russia al tavolo negoziale.
D’altra parte, non dispiacerebbe all’industria bellica americana continuare a produrre armamenti per l’Ucraina che, secondo la nuova Amministrazione, dovrebbero pervenire al governo di Kiev solo con il vantaggioso sistema del “cash and carry” e dei prestiti utilizzato con la Gran Bretagna durante la seconda guerra mondiale.
Intervenendo a Davos, Trump ha chiesto anche un intervento della Cina per convincere Putin al negoziato, rendendosi conto che la situazione resta bloccata.
In effetti, le idee finora ventilate per porre fine alla guerra non sono ritenute soddisfacenti dal Cremlino.
Putin reclama il controllo di tutto il Donbass, anche della parte che non controlla, non gli basta che l’Ucraina non entri nella NATO ma ne pretende la neutralizzazione e si rifiuta di negoziare con Zelensky in quanto il suo mandato elettorale è scaduto.
Last but not least, Putin aspira a un riconoscimento da parte degli Stati Uniti della sfera di influenza russa nel continente europeo.
Nella sua ottica, infatti, come in quella di Trump, l’Europa non ha titolo a entrare nel negoziato ma ne è in qualche modo oggetto, nella logica di una nuova Yalta mirante a definire con gli Stati Uniti le rispettive zone di interesse nel continente europeo.
Intanto, tra blandizie e minacce, è cominciato il negoziato a distanza tra i due leader, con Putin che loda il pragmatismo di Trump sostenendo che con lui questa guerra non sarebbe mai scoppiata, e Trump che bacchetta Zelensky per le sue pretese, giudicate velleitarie.
Il tutto sopra la testa di Ucraina ed Europa. Ma Zelensky a queste condizioni non ci sta e sostiene che nessun accordo è possibile senza la sua presenza e quella europea al tavolo dei negoziati.








