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In Italia è record di espatriati e di immigrati | L’analisi dell’Istat

migrazioni

Un Paese segnato da una forte mobilità in entrata e in uscita: da un lato gli italiani, soprattutto giovani che vanno all’estero in cerca di migliori opportunità, dall’altro un flusso crescente di migranti stranieri che raggiungono la Penisola per fuggire dalle guerre.

È fotografia scattata dal nuovo report dell’Istat.

Nel biennio 2023-24 gli espatri di italiani e le immigrazioni raggiungono valori mai osservati negli ultimi 10 anni. Sono complessivamente 270mila (+39,3%) quelli che hanno lasciato il Belpaese mentre toccano quota 760mila (+31,1%) gli ingressi. Soltanto dall’Ucraina sono giunte 59mila persone, confermandosi il principale Paese di origine dei flussi.

Per l’Istat, il “consistente” aumento di immigrazione straniera degli ultimi anni è anche il risultato di crisi e conflitti internazionali che hanno condizionato gli equilibri geopolitici provocando crisi umanitarie su larga scala.

Oltre all’Ucraina rientrano nel novero altre situazioni di conflitto e instabilità, specialmente in Medio Oriente e in Africa, che hanno contribuito a intensificare il numero di rifugiati e richiedenti asilo e ad aumentare la pressione migratoria.

I flussi degli stranieri hanno superato i livelli registrati prima della pandemia. Dopo il record storico del 2017 (301mila ingressi), il numero è diminuito progressivamente fino a stabilizzarsi su una media annua di circa 270mila nel biennio 2018-19. Nel 2020 le misure di contenimento per il Covid hanno determinato un crollo significativo degli ingressi (192mila) che nel 2021 hanno ripreso a crescere.

Dal 2022 le ondate migratorie dettate da nuove emergenze umanitarie hanno contribuito a stabilire nuovi record, con 378mila ingressi nel 2023 e 382mila nel 2024.

Dati che arrivano nella Giornata mondiale del rifugiato. In un messaggio per la ricorrenza il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha lanciato un monito:

“La condizione dei rifugiati e dei profughi da un numero crescente di conflitti armati, tensioni regionali e gravi crisi umanitarie, indotte anche dall’impatto crescente di eventi climatici estremi, diviene sempre più grave. È una realtà che interpella le nostre coscienze – ha sottolineato – e ci chiama a fare di più per chi si trova in condizione di fragilità e bisogno per affermare l’inviolabilità della dignità di ogni persona. Non è solo questione umanitaria: è responsabilità giuridica e morale comune”.

Dal report emerge, inoltre, che l’età media di chi arriva nel nostro Paese è 29 anni.

E mentre l’Italia perde 58mila giovani laureati (tra i 25 e i 34 anni), ne guadagna 68mila dall’estero, con un saldo positivo di 10mila.

I giovani laureati italiani scelgono principalmente i Paesi europei come destinazione privilegiata per espatriare. Nel quinquennio 2019-23 Regno Unito e Germania ne hanno accolti complessivamente un terzo (29mila), seguite da Francia e Svizzera, che ne hanno attratti ciascuna 8mila.

Tra le destinazioni extraeuropee, gli Stati Uniti si collocano al primo posto, con 4mila giovani laureati italiani trasferiti nello stesso periodo.

Tra il 2019 e il 2023 in questa fascia d’età sono espatriati 192mila italiani di età compresa tra 25 e 34 anni e ne sono rientrati 73mila, con una perdita netta di 119mila giovani.

Tuttavia, grazie al saldo positivo dei giovani stranieri (+348mila), “che rappresenta un fattore chiave nel contenere gli effetti del declino demografico” – viene sottolineato nel report – il saldo complessivo per questa fascia di età si traduce in un guadagno di popolazione giovane e attiva pari a +229mila.

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