In Italia quasi 6 milioni di persone versano in condizioni di povertà assoluta e non riescono neppure a far fronte alle spese per i beni e servizi essenziali, dal cibo alla casa, dalla salute ai trasporti, o all’istruzione. Tra questi, quelli messi peggio sono gli stranieri: più di uno su tre è classificato come povero assoluto.
L’allarme per la scarsità di mezzi coinvolge anche bambini e ragazzi, con 1,28 milioni di minori che vivono in povertà assoluta in Italia, pari al 13,8% del totale, il livello più alto mai registrato dal 2014. La fotografia scattata dall’Istat nel 2024 mostra i dettagli di un paese in cui 2,2 milioni di famiglie (5,7 milioni di individui), pari all’8,4% del totale, si trovano in condizione di povertà assoluta.
Ad esser messe peggio sono le famiglie di operai, quelle più numerose, chi ha meno titoli di studio e chi risiede al Sud del Paese. Pur restando sostanzialmente stabili rispetto al 2023, i livelli di povertà mostrano una decisa fragilità del Paese rispetto al periodo pre-Covid. “In 5 anni il numero di individui poveri è salito di 1,1 milioni” avverte il Codacons, mentre l’Unc grida al “record storico” e a “Dati da Terzo Mondo, indegni di un Paese civile!”.
Le disuguaglianze emergono in modo particolare considerando la cittadinanza. La povertà assoluta coinvolge oltre 1,8 milioni di stranieri, pari al 35,6%, quasi cinque volte quella degli italiani (7,4%). Tra le famiglie composte esclusivamente da stranieri, il tasso di povertà sale al 35,2%, mentre tra quelle con almeno uno straniero è del 30,4% e per le famiglie di soli italiani si registra un’incidenza del 6,2%.
Tuttavia, i due terzi delle famiglie povere (67%) sono famiglie di soli italiani (oltre 1 milione e 490 mila), mentre il restante 33% è rappresentato da famiglie con stranieri (733 mila), di cui l’82% (600 mila) composte esclusivamente da stranieri.
Particolarmente allarmante è la condizione dei minori. Le famiglie in povertà assoluta con almeno un minore sono circa 734 mila (12,3%), e l’intensità della povertà è maggiore proprio tra queste famiglie (21%) rispetto al 18,4% del totale nazionale. La quota di bambini e ragazzi che vivono in povertà assoluta peggiora nel Mezzogiorno, dove raggiunge il 16,4%, mentre nel Centro Italia è al 12,1%. Tra i bambini dai 7 ai 13 anni, la percentuale tocca il 14,9%.
A maggior rischio povertà sono soprattutto le famiglie più numerose, quelle il cui capofamiglia è operaio e con titolo di studio basso. Nelle famiglie con 5 o più componenti, l’incidenza della povertà assoluta raggiunge il 21,2%, mentre scende all’8,6% tra quelle con 3 membri. Tra le famiglie in cui la persona di riferimento è un lavoratore dipendente, l’incidenza è dell’8,7%, ma sale al 15,6% per gli operai o figure assimilate.
Gli studi influenzano significativamente la condizione: se il capofamiglia ha almeno un diploma di scuola secondaria superiore, l’incidenza di povertà assoluta è pari al 4,2%, mentre è tre volte più elevata (12,8%) se ha al massimo la licenza media, e sale al 14,4% nel caso di licenza elementare.
Anche nel caso della povertà emerge il divario Nord-Sud. Il Mezzogiorno registra l’incidenza più alta di povertà assoluta tra le famiglie (10,5%), seguito dal Nord-Ovest (8,1%) e dal Nord-Est (7,6%), mentre il Centro si conferma l’area meno colpita (6,5%). Tuttavia, in termini assoluti, il 44,5% delle famiglie povere risiede al Nord, il 39,8% nel Mezzogiorno e il 15,7% al Centro.








