Nonostante il bisogno di competenze tecniche e scientifiche, solo il 26,5% degli studenti universitari europei è iscritto a percorsi STEM (Science, Technology, Engineering & Mathematics), un dato che da oltre dieci anni non mostra progressi significativi. Nella precedente rilevazione era il 26,6%. Più di un’azienda su due segnala difficoltà nel trovare profili adatti e la carenza è particolarmente acuta in ambiti strategici: gli studenti iscritti a percorsi ICT rappresentano solo il 20,6% del totale STEM. Resta costante anche il divario di genere. Pur rappresentando il 55,1% degli studenti universitari europei, le iscritte in ambito STEM sono il 32,2%, con una crescita di appena lo 0,3%.
È questo lo scenario che emerge dallo European STEM Observatory, lo studio realizzato da Fondazione Deloitte e dal Public Policy Program di Deloitte, basato su dati Eurostat, Cedefop, OCSE e su oltre 11.000 interviste in dieci Paesi europei. L’analisi è stata presentata oggi al Parlamento Europeo a Bruxelles. All’incontro, aperto da un video messaggio della Presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola, sono intervenuti la Vicepresidente del Parlamento Europeo, Pina Picierno, la Vicepresidente del Parlamento Europeo, Antonella Sberna, la Deputata del Parlamento Europeo, Isabel Benjumea, il Primo Consigliere della Rappresentanza Permanente Italiana presso l’UE, Alberto La Bella, il Ministro di Stato del Belgio, H.E. Frans van Daele, la Tesoriera e Membro fondatore della Women Entrepreneurship Platform (WEP) Charlene Lambert, la Chair di Deloitte Central Mediterranean, Silvana Perfetti, il Presidente Fondazione Deloitte, Guido Borsani, il Direttore Generale di DG CONNECT, Roberto Viola, la Tesoriera e Membro fondatore della Women Entrepreneurship Platform (WEP), il CEO di Deloitte Central Mediterranean (Italia, Grecia e Malta) Fabio Pompei.
Secondo l’Osservatorio, gli indirizzi di Ingegneria sono i più scelti dagli studenti (52,6%), seguiti da scienze naturali, matematica e statistica (26,8%). Solo uno studente su 5 intraprende il percorso ICT. In questo campo la presenza delle donne continua a essere limitata: appena il 20,6% dell’intero bacino ICT. Anche in Ingegneria si segnalano poche ragazze, solo il 27,5%. Scienze naturali, Matematica e Statistica è l’unico ambito in cui si è raggiunta la parità di genere con un 50,6% di iscritte.
La situazione complessiva segnala una fragilità persistente dell’Europa nei settori tecnologici avanzati. L’ICT è oggi una delle aree economiche più strategiche, ma anche quella con la minore capacità di attrarre nuovi talenti e la più distante dall’obiettivo della parità di genere. Proprio qui la domanda delle imprese cresce più rapidamente, spinta da digitalizzazione, automazione e sviluppo dell’intelligenza artificiale.
I sondaggi del report evidenziano che la famiglia continua a esercitare un ruolo decisivo nell’orientare le scelte: il 51% degli studenti STEM indica i familiari come un fattore determinante, percentuale che sale al 60% tra i giovani lavoratori. Accanto all’influenza domestica incidono anche barriere culturali. Sei studenti non STEM su dieci hanno preso in considerazione un percorso scientifico, ma molti hanno rinunciato a iscriversi perché considerato “troppo difficile”: lo afferma il 33% degli intervistati, mentre un altro 30% ritiene di “non essere portato”.
Questi pregiudizi pesano soprattutto sulle ragazze, che incontrano stereotipi e discriminazioni con una frequenza ancora elevata. Oltre sette su dieci tra studentesse e giovani lavoratrici STEM dichiarano di aver assistito a episodi discriminatori e il 48% delle studentesse afferma di averli subiti in prima persona. Una dinamica che incide non solo sulle scelte individuali, ma anche sulla capacità dei sistemi nazionali di trattenere e valorizzare il talento femminile.
Le lacune dell’offerta si riflettono profondamente sul mercato del lavoro. Più della metà delle aziende segnala difficoltà nel reperire profili adeguati, in particolare in ambiti come Ingegneria (63%) e tecnologia (55%). Circa un’azienda su 3 indica la competizione internazionale come un fattore che rende complesso trattenere personale qualificato. Per far fronte a questo problema, 8 aziende su 10 chiedono interventi pubblici mirati a migliorare l’offerta formativa nazionale e potenziare gli scambi tra università e mondo del lavoro.
“Lo studio ribadisce una realtà che non possiamo più ignorare: il futuro dell’Europa dipende dalle STEM. Ci mostra dove si trovano i divari, ci permette di monitorare i progressi e, soprattutto, orienta le nostre politiche nella giusta direzione” – ha dichiarato la Presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola in un video messaggio – “L’Europa è sempre stata la casa dei costruttori, degli innovatori, degli inventori. Ciò che dobbiamo imparare a fare meglio è riconoscere quel potenziale, valorizzarlo e tradurlo in risultati concreti. Il Parlamento europeo lo sa e questo è il momento di fare ancora di più”.
“Il divario di genere nelle materie STEM è particolarmente preoccupante e mostra quanto sia delicata la condizione delle donne. Molte vengono scoraggiate sin da giovanissime e molte giovani donne affrontano stereotipi, mancanza di modelli di ruolo o retribuzione ineguale. Non sono episodi isolati, ma schemi culturali che continuano a trattenerci. Quando il potenziale delle donne è limitato, lo è anche quello dell’Europa. Promuovere l’istruzione STEM e garantire pari accesso è una responsabilità comune. Se vogliamo un’Europa competitiva, servono luoghi di lavoro in cui le donne possano crescere e innovare” – ha evidenziato la Vicepresidente del Parlamento Europeo Pina Picierno.
“L’incontro di oggi ci consente di affrontare una tematica tanto importante quanto complessa: lo sviluppo delle competenze STEM come infrastruttura fondamentale delle transizioni digitale, ecologica e produttiva in corso. Si tratta, a tutti gli effetti, di una priorità strategica per l’Europa, una leva essenziale per garantire competitività, innovazione e coesione sociale. Sempre di più è necessario coinvolgere gli attori impegnati nella creazione di un ecosistema che possa favorire lo sviluppo delle competenze, soprattutto in questi settori” – ha dichiarato la Vicepresidente del Parlamento Europeo Antonella Sberna.
“Il quadro tracciato dall’Osservatorio STEM mostra con chiarezza che l’Europa non sta avanzando al ritmo necessario per sostenere le sue ambizioni economiche” – ha commentato Fabio Pompei, Ceo di Deloitte Central Mediterranean (Italia, Grecia e Malta) – “Le iscrizioni ai percorsi STEM restano stagnanti, il genere continua a essere una barriera nei settori più critici e la distanza tra domanda e offerta di competenze si allarga. È sempre più necessario un cambio di passo. Solo un impegno congiunto tra istituzioni, imprese, famiglie e sistema formativo potrà trasformare le STEM da nicchia di competenze a motore reale della competitività europea”.
“I risultati dell’Osservatorio STEM confermano che le competenze scientifiche e tecnologiche non sono semplicemente un requisito del mercato del lavoro, ma il fondamento dell’autonomia strategica e della capacità di innovare dell’Europa” – ha evidenziato il Presidente di Fondazione Deloitte Guido Borsani, presentando lo studio – “Va costruito un ecosistema capace di attrarre, trattenere e far crescere i talenti. È prioritario in particolare rimuovere barriere culturali, rendere l’orientamento un investimento strutturale, sostenere la mobilità e affrontare con decisione il divario di genere che ancora ostacola troppe giovani europee”.








