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Imprese: con le guerre a rischio il 61,4 miliardi di export e il 40,7% di import di energia | L’analisi

I conflitti in Medio Oriente, tra Russia e Ucraina e le tensioni tra India e Pakistan mettono a rischio 61,4 miliardi di esportazioni italiane e il 40,7% (pari a 27,6 miliardi di euro) del nostro import energetico.

Confartigianato ha calcolato i rischi delle crisi geopolitiche internazionali per la nostra economia, evidenziando che le vendite di prodotti made in Italy verso 25 Paesi coinvolti in guerre o in aree a rischio – tra Medio Oriente, Nord Africa, Russia, Ucraina, India e Pakistan – valgono 61,4 miliardi di euro (pari al 9,8% dell’export totale).

Nel dettaglio le esportazioni ammontano a 27,1 miliardi in Medio Oriente, a 21,9 miliardi nei tre Paesi confinanti di Egitto, Libia e Turchia, 6,6 miliardi tra Russia, Ucraina e Bielorussia e 5,8 miliardi in India e Pakistan.

Un terzo dell’export in questi mercati – pari a 20,3 miliardi – è generato da comparti a forte presenza di micro e piccole imprese, come moda, gioielleria, occhialeria, alimentari, mobili e prodotti in metallo.

I dati più recenti (gennaio-marzo 2025) mostrano un rallentamento generale dell’export verso queste aree (-0,6%), con flessioni marcate nei Paesi confinanti con l’area mediorientale: Egitto, Libia e Turchia segnano un -14,7%, mentre Russia, Ucraina e Bielorussia registrano un calo del 10,4%.

In controtendenza solo il Medio Oriente (+13,7%) e l’area India-Pakistan (+6%).

Nel primo trimestre 2025, si confermano mercati trainanti gli Emirati Arabi Uniti (+21,5%), il Kuwait (+154,2%) e l’Arabia Saudita (+10,1%).

Soffrono invece pesantemente la Turchia (-17,8%), la Libia (-5,5%) e la Russia (-17,1%).

Anche il Qatar, pur cruciale per le forniture di gas naturale liquefatto (GNL), segna un forte calo dell’export italiano (-18,3%).

Il report segnala rischi anche sul fronte dell’approvvigionamento energetico: l’Italia dipende per il 40,7% dell’import di energia da 17 dei 25 Paesi coinvolti in crisi o in aree a rischio, per un valore di 27,6 miliardi di euro.

In particolare, nel periodo aprile 2024-marzo 2025, l’Italia ha acquistato 13,2 miliardi di euro di petrolio greggio (50,9% del totale importato), 8,8 miliardi di gas naturale (37,3%) e 5,7 miliardi di petrolio raffinato (47%).

Preoccupano i possibili blocchi nello Stretto di Hormuz, snodo strategico da cui transita oltre un quarto del petrolio globale via mare e un quinto del GNL.

Nel 2025 l’Italia ha importato attraverso questo canale merci energetiche per 9,6 miliardi di euro, pari al 14,2% del totale, con una forte esposizione a fornitori come Arabia Saudita (3,5 miliardi di euro tra petrolio greggio e raffinato), Iraq (2 miliardi), Emirati Arabi Uniti (0,7 miliardi), Kuwait (0,6 miliardi) e Qatar (2,5 miliardi di GNL).

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