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Il tesoro della famiglia Angelini viene dai farmacisti | L’analisi

La famiglia Angelini, proprietaria dell’omonimo gruppo che opera nel pharma attraverso Angelini Industries, ha in cassaforte un tesoro che vale oltre 240 milioni di euro di patrimonio netto e quasi 300 milioni di asset (e che non sono medicinali). Si tratta della Angelini Investments, che raggruppa tutti gli investimenti esclusivamente finanziari della dinastia imprenditoriale romana.

La struttura di controllo, scrive MF-Milano Finanza, vede a monte la cassaforte Angelini Finanziaria detenere il 100% della Angelini Holding (Ah), la quale è di fatto la capogruppo perché possiede le diverse società operative, prima fra tutte Angelini Pharma Italia, poi il 50% della Fater (consumer goods), Angelini Wines (vitivinicolo), la citata Angelini Investments, Angelini Technologies e Angelini Ventures. Il 100% della Angelini Finanziaria è detenuto per l’84% in usufrutto e per il 16% in proprietà da Francesco Angelini, classe 1945, mentre la figlia Thea Paola ha il 68% in nuda proprietà e pari quota dei diritti di voto, mentre il restante 16% è costituito da azioni proprie senza diritti di voto.

Il portafoglio di Angelini Investments è stato diversificato nel corso degli anni tra asset quotati e non quotati per un totale che alla fine del 2022 registrava attivi pari a 296 milioni di euro, di cui 3 milioni di liquidità, 52,8 milioni di asset non immobilizzati e immobilizzazioni finanziarie per 240,6 milioni. C’è da osservare anzitutto che il ricco “giardinetto” della dinastia farmaceutica nel 2022, anche a causa del difficile andamento dei mercati finanziari, ha reso di meno, visto che l’utile è stato di 16,6 milioni di euro rispetto ai profitti per oltre 50 milioni dell’anno prima.

Quel profitto, tuttavia, era il frutto di un affarone da 45 milioni di euro di plusvalenza derivante dalla vendita delle partecipazioni in Clubtre, veicolo lanciato dal banchiere d’affari Gianni Tamburi, che aveva investito in Prysmian (la cui cessione ha fruttato da sola una plusvalenza di 35,2 milioni), Amplifon, Tipo, BetaClub e BetaUtensili. Il braccio finanziario degli Angelini peraltro è socio di Tamburi detenendo il 10,6% della boutique quotata Tip e la cosa s’è rivelata utile anche lo scorso anno perché cedendo la quota in Be, partecipata dalla Tip e oggetto di opa da parte di Engineering, Angelini Investments ha incassato 14 milioni di euro, di cui 12 milioni di plusvalenza.

La voce delle immobilizzazioni finanziarie, tra le quali ci sono l’1,7% di Talent Garden e il 2,5% di Banca del Fucino, è costituita da molte quote di fondi hedge e di private equity, incrementate durante lo scorso anno comprando per 9,1 milioni di euro quote dell’hedge fund Eljovi Global Arbitrage, emanazione della tedesca Marhrberg Wealth, versando altri 3 milioni nel fondo Triantic Europe VI guidato da Vittorio Pignatti-Morano e investendo 1,2 milioni nel fondo Mediobanca BlackRock Project 2. Del resto, gli Angelini sono di casa a Piazzetta Cuccia perché detengono lo 0,47% del capitale della merchant bank guidata dall’amministratore delegato Alberto Nagel, quota facente parte dell’accordo di consultazione su un totale del 10,8%, di cui primo socio è la famiglia Doris: la partecipazione in Mediobanca è in carico a 39,8 milioni, pari a 9,96 euro ad azione, sotto l’attuale prezzo borsistico.

Oltre alla citata partecipazione in Tip (in carico a 52,3 milioni) tra gli asset immobilizzati quotati di Angelini Investments, che nel 2022 hanno fruttato complessivamente 6,4 milioni di dividendi, ci sono anche lo 0,07% di Unicredit (in carico a 25,1 milioni), il residuo 0,34% di Prysmian (23,6 milioni), lo 0,87% di Revo Insurance e l’1,2% di Digital Magics, oggetto di recente fusione in LVenture Group. A dare una mano agli investimenti degli Angelini c’è anche Bnl Bnp Paribas con un finanziamento di 50 milioni di euro che doveva scadere alla fine del prossimo settembre e che è stato invece prorogato al settembre del 2027, da rimborsare in un’unica soluzione. Unica nota dolente è arrivata dall’investimento nella boutique finanziaria Sator di Matteo Arpe, che per gli Angelini ha comportato una svalutazione di quasi 1,5 milioni della quota nel Sator Private Equity Fund.

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