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Il taglio dei tassi della Bce costa alle banche 4 miliardi | Lo scenario

Per le principali banche italiane può arrivare un salasso da quasi 4 miliardi di euro.

Secondo analisti e investitori dovrebbe essere questo l’impatto del taglio dei tassi sul margine di interesse dei cinque maggiori istituti italiani quotati.

Mentre si apre la tornata delle trimestrali, l’attenzione del mercato è concentrata sulle mosse della Bce.

Con l’avvicinarsi del taglio dei tassi, scrive MF-Milano Finanza, analisti e investitori hanno iniziato a interrogarsi su quale potrebbe essere l’impatto dell’allentamento monetario sui bilanci degli istituti di credito.

I grandi gruppi sono reduci da un 2023 record e da un primo trimestre ancora di assoluto rispetto sotto il profilo della marginalità e della qualità del credito.

Il mantenimento degli attuali livelli reddituali sarà però una sfida ambiziosa.

Il mercato non si aspetta ribassi bruschi dei tassi, specie alla luce della tenuta del tessuto economico e delle ultime fiammate di inflazione.

Un primo indicatore viene dai rendimenti espressi dal mercato monetario che hanno ricominciato a salire.

“Nonostante il contesto restrittivo, il quadro economico appare meno preoccupante di quello che si prefigurava a gennaio.

Lo dimostrano anche l’andamento dei titoli azionari e il fatto che alcune banche abbiano persino alzato le stime sul margine di intermediazione”, spiega a MF-Milano Finanza Filippo Alloatti, responsabile Financials Credit di Federated Hermes.

Se confermate, queste previsioni si tradurrebbero in una contrazione da quasi quattro miliardi del margine di interesse delle cinque principali banche italiane, cioè Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Bper e Mps.

Per gli analisti comunque lo choc sarà gestibile per più di una ragione.

“Esiste un trade off tra ricavi da margine di interesse e qualità del credito.

Tassi più bassi penalizzeranno la marginalità delle banche ma, d’altra parte, le metteranno anche al sicuro da bruschi deterioramenti del portafoglio impieghi che una prolungata fase restrittiva avrebbe potuto provocare”, spiega Alloatti.

Sinora le banche italiane hanno mantenuto una buona qualità del credito, pur a fronte di un contesto macroeconomico in frenata, ma già dalla fine dello scorso anno hanno iniziato a registrare una graduale crescita del costo del rischio.

L’inversione di rotta della Bce potrebbe invertire questa tendenza e stabilizzare il flusso di nuovi deteriori ai livelli minimi raggiunti a tutto beneficio dei banchieri.

L’impatto dell’allentamento monetario sui bilanci dipenderà poi dalle caratteristiche specifiche di ogni singola banca.

Da un lato “l’effetto di una variazione dei tassi dipenderà molto dalla composizione e dalla duration degli attivi della singola banca”, commenta Pier Paolo Masenza, financial services strategy & value creation leader di PwC Italia.

Il secondo elemento differenziante sarà il costo della raccolta.

Nella fase di stretta monetaria le banche commerciali italiane hanno beneficiato del bacino dei depositi a vista, remunerato a livelli in media molto bassi.

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