Secondo quanto emerge da una ricerca dell’Eurispes “Mezzogiorno e Germania Est: un confronto”, «in Italia, l’incidenza del Pil prodotto nel Mezzogiorno si riduce rispetto al Centro-Nord, per cui anche quando si considerino i dati pro capite, si ottiene un peggioramento. In Germania, dopo il crollo nell’immediatezza della riunificazione, già nel 1995 si recuperano i valori precedenti e poi inizia una rincorsa continua, anche se non si è ancora raggiunta quella che Vera Lutz definì “parità approssimativa”».
«In Italia, invece, la situazione rimane stazionaria, tanto da presagire una situazione di sottosviluppo permanente. Il raffronto tra la Germania Est e il nostro Mezzogiorno, quindi, indica un notevole peggioramento del Mezzogiorno rispetto all’Est. Se nel 1995 il rapporto tra il Pil pro capite del Mezzogiorno e quello della Germania Est era pari al 78,45%, nel 2020 precipita al 61,89%». Nello studio si analizza ciò che si è fatto in Germania e in Italia per superare il divario tra le zone più arretrate e quelle più sviluppate, raffrontando il processo di unificazione, l’andamento della popolazione, il reddito, globale e pro capite, il finanziamento dello sviluppo, i consumi, la bilancia commerciale e il mercato del lavoro.
«La spiegazione di tale differenza», si legge nel rapporto, «è data dall’ammontare delle risorse impiegate nei due Paesi per sostenere l’economia delle zone più svantaggiate o, per dirla in un modo più elegante, per la politica di coesione territoriale. Basti pensare che in Germania, e in soli cinque anni, cioè dal 1991 al 1995, sono stati spesi ben 433,6 miliardi di euro, cioè quasi una volta e mezzo la cifra spesa in Italia dal 1951 al 1998. Da noi, nemmeno con le più diverse leggi si è riusciti mai ad ottenere una vera perequazione territoriale. In Germania si è pagato un contributo straordinario per finanziare in parte lo sviluppo dell’Est».
Sul fronte dei consumi, il confronto italo-tedesco mette in evidenza anche che «nel 2000 il Mezzogiorno prevaleva con una spesa di 2.045 euro al mese, contro i 1.558 della Germania Est. Nel 2017, invece, è quest’ultima a prevalere con 2.124 euro contro i 2.042 del Mezzogiorno». Tra i vari fattori che hanno pesato su queste differenze è stata la moneta unica, evidenzia la ricerca, dalla quale emerge che «se in Germania questo processo ha provocato conseguenze esiziali per il sistema industriale orientale, in Italia, sia pure in misura più ridotta, ha avuto un altrettanto esito negativo nei confronti del Mezzogiorno, contribuendo non poco al formarsi del dualismo economico generale».
Per l’Eurispes, «la lezione fondamentale che si può trarre dalla lettura di questa ricerca è che gli investimenti nelle infrastrutture sono sicuramente indispensabili, ma non sufficienti per un completo sviluppo delle zone più arretrate. E, pertanto, oltre a dimostrare che è necessario un sistema produttivo autoctono, giustifica anche l’esigenza di intervenire nel settore del sociale per sostenere la parte della popolazione più debole».








