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Il primato è della politica, non dei mercati | L’analisi di Mario Sechi

Wall Street – osserva su Libero Mario Sechi – ha cercato di battere Donald Trump in tre sedute. Alla quarta, gli speculatori si erano già ammorbiditi, alla quinta non sapevano che fare, ieri pomeriggio a New York si sono arresi all’evidenza: il primato è della politica, non dei mercati, lo scettro è del presidente degli Stati Uniti e non degli speculatori.

Trump è un sotto-sopra, può non piacere, è un magnete d’odio e amore, ma quello che stiamo vedendo in questi giorni è qualcosa di epico, legioni di esperti di economia e finanza rovesciati come tartarughe che hanno perso l’orientamento, oracoli che ieri sera, quando gli indici schizzavano oltre il 10%, avevano un’aria da funerale.

Che cosa è successo? Vado con ordine, per quanto possibile.

  1. Trump ha agito sulle tariffe con lo scopo chiaro di cambiare il paradigma su cui si regge il commercio mondiale, cioè quelle regole del WTO che sono vecchie di trent’anni e sono perfettamente funzionali alla Cina.
  2. Trump non vuole creare un’altra bolla finanziaria, quello era l’intento di Joe Biden con il suo piano green, non a caso seguito dall’Europa con la prima commissione von der Leyen.
  3. Trump è paradossalmente un tycoon che sta facendo una battaglia per i poveri (parole del consigliere economico di Obama, pubblicate sul Foreign Affairs).
  4. Trump ha bisogno di rimettere in pista l’industria americana, per farlo deve prima di tutto riequilibrare la bilancia commerciale, in particolare con la Cina (circa 300 miliardi all’anno di rosso). La sospensione di ieri non a caso riguarda il resto del mondo ma non Pechino.
  5. Durante le contrattazioni qualche giorno fa, la pubblicazione di una fake news da parte di CNBC ha prima fatto volare gli indici, poi li ha depressi, ma quello che è successo ha confermato a Trump che sarebbe bastato il semplice annuncio di una pausa per far volare di nuovo i corsi azionari. Il caso involontario di qualche giorno fa ha dato alla Casa Bianca un’arma micidiale per stendere tutti i nemici che stavano scommettendo in Borsa contro il presidente.
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