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Il metodo Trump e le vie della forza | L’analisi di Massimo Gaggi

Ne parla Massimo Gaggi sul Corriere della Sera a proposito dell’intesa su Sharm El Sheik: “L’ossessione del Nobel, la rabbia per l’attacco di Israele nel territorio del Qatar, alleato americano, l’orgoglio ferito per non essere riuscito a far tacere le armi in Ucraina e in Medio Oriente appena insediato, come aveva promesso in campagna elettorale. Fino alla tregua raggiunta grazie a un dealmaking molto muscolare, lontano dalle regole della diplomazia.

Ma – scrive l’editorialista – se in patria il suo modo di mettere i rapporti personali e il suo ego davanti ai principi e alle regole delle istituzioni sta creando grossi problemi, in Medio Oriente il metodo Donald Trump funziona.

Tregua e scambio di prigionieri e ostaggi sono solo il primo passo, il più facile: rimangono molte incognite sul ritiro di Israele da Gaza e sul disarmo di Hamas, per non parlare del futuro della Striscia e della Cisgiordania occupata dallo Stato ebraico.

Chi critica l’intesa sostiene che ad Hamas è stato offerto, più che un accordo, un aut aut: accettare o andare incontro allo sterminio. Atteggiamenti e linguaggi autoritari indigeribili negli Usa funzionano in Medio Oriente dove gli interlocutori arabi sono sovrani assoluti mentre il leader israeliano da anni forza le regole democratiche del suo Paese per cercare di restare al potere.

Trump ha usato tutta la sua forza di schiacciasassi, anche sul piano mediatico, quando ha costretto Netanyahu a scusarsi col sovrano del Qatar, Al-Thani, ha dato eco mondiale alla cosa pubblicando la foto della telefonata e subito dopo ha garantito la sicurezza del Paese del Golfo con un ordine esecutivo che promette una protezione militare a livelli Nato: un modo per dire di non avere più piena fiducia nel leader israeliano.

La strada è in salita, una salita ripida. Ma già nel primo mandato, con gli accordi di Abramo che avevano normalizzato le relazioni di Israele con Emirati, Bahrein, Marocco e Sudan e aperto il dialogo coi sauditi, Trump aveva dimostrato, usando tecniche non ortodosse, di poter cucire intese che i diplomatici “tradizionali” consideravano impossibili da raggiungere.

Trump coronerà il sogno del Nobel per la Pace? Già quattro presidenti americani (Theodore Roosevelt, Woodrow Wilson, Jimmy Carter e Barack Obama) hanno ricevuto il Nobel in passato, in qualche caso senza grande merito. Potrebbe – conclude Gaggi – anche toccare al quinto”.

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