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Il manifesto della Nuova Europa | L’analisi di Alberto Bonanni

“Il rapporto di oltre trecento pagine che ieri ha presentato a Bruxelles è stato pensato e scritto come il Manifesto della nuova Europa. Di sicuro potrebbe esserlo”. Così l’editoriale di Repubblica a proposito del documento presentato ieri dall’ex presidente della Bce.

“Ma quel rapporto – scrive Alberto Bonanni – potrebbe rivelarsi invece l’Epitaffio della vecchia Europa. E chiunque conosca anche solo superficialmente la realtà di questa nostra Unione sa che le soluzioni radicali proposte da Draghi hanno ben poche speranze di essere adottate dai governi nazionali con la necessaria risolutezza. Ma questo, per usare le parole dell’ex presidente della Bce, vorrebbe dire «rassegnarsi ad una lenta agonia». O l’Europa saprà darsi un governo unico in politica estera, difesa, economia, commercio e industria abbandonando la regola dell’unanimità e, se necessario, lasciando indietro i ritardatari. Oppure la «lenta agonia» resta l’unica soluzione possibile.

L’Europa saprà raccoglierla? Dubitarne è lecito. Oggi – sottolinea – la Ue appare in piena crisi non solo economica ma anche politica. Francia e Germania, le due forze propulsive che l’hanno spinta per oltre settant’anni, hanno governi precari sostanzialmente sfiduciati dagli elettori. L’Italia, che in passato ha saputo traghettare l’asse franco-tedesco verso decisioni difficili come l’Atto Unico o il Trattato di Maastricht, è sempre più isolata nella sua deriva sovranista. La stessa coalizione di centro-sinistra, che ha riconfermato la von der Leyen alla guida della Commissione, è attraversata da divisioni e sospetti. Proprio la fragilità dei governi, e l’evidente smarrimento dei principali partiti politici, potrebbero favorire la leadership della nuova Commissione guidata da Ursula von der Leyen.

Nessuno, oggi, in Europa, ha in sé la forza per opporsi ad un piano di azione radicale che si presenta come l’ultima soluzione possibile per preservare lo stato sociale, salvare i valori fondamentali e riconquistare il consenso perduto. A partire dal dopoguerra, passando per la fine della Guerra fredda, l’Europa è sempre andata avanti quando era più debole. Il Manifesto Draghi – conclude – potrebbe essere la zattera a cui si aggrappano i naufraghi dell’attuale leadership europea”.

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