Il 6 gennaio di quest’anno – ossia circa 150 giorni fa, ricorda Mario Deaglio sulla Stampa – per la seconda volta nella sua vita, Donald Trump ha assunto i pieni poteri presidenziali.
In quel giorno, chiunque avesse voluto cambiare dollari in euro avrebbe potuto farlo pagando 1,03 dollari per ogni euro acquistato.
Chi vuol effettuare la medesima operazione nella seconda metà di questo caldo giugno si trova davanti a un prezzo di 1,15-1,16 dollari, il che significa che il “biglietto verde” si è svalutato del 12-13 per cento.
Analoghe cadute del valore del dollaro nei confronti delle altre principali valute scambiate sui mercati finanziari internazionali si sono registrate nello stesso periodo di tempo.
Naturalmente tutto ciò non si ripercuote soltanto sui prezzi dei beni importati ma anche sull’impressionante massa degli scambi finanziari mondiali.
In ogni caso, gli imprenditori degli Stati Uniti stanno già pagando, per i beni importati dall’Unione Europea, prezzi superiori del 10 per cento, o poco più, a quelli di sei mesi fa: è come se il Presidente Trump avesse già imposto la sua “tariffa” su quelle importazioni.
Dovrebbe abbandonare il discorso sulle “tariffe” e prenderne uno sulla collaborazione.
Il tutto è stato assorbito, per ora, abbastanza bene dall’economia americana, ma la cosa non potrà durare all’infinito.
Lo ha detto, con molta chiarezza, il Presidente della Fed, la banca centrale degli Stati Uniti, Jerome Powell, nella sua audizione parlamentare di qualche giorno fa a Washington.
La possibilità che l’inflazione inespressa che sta all’interno dell’economia americana possa trasformarsi in inflazione “vera” è tutt’altro che trascurabile, ed è proprio questo che ha indotto Powell a mantenere fermi i tassi di interesse nonostante le pressioni di Trump.
La perdita di valore del dollaro pone gli altri paesi nella necessità di rispondere non solo, o non tanto, con dei “controdazi” ma anche di “fare qualcosa” lanciando programmi che superino i divari interni.
Il Pnrr è stato un primo esempio, che ha messo in luce sia la necessità sia la difficoltà di procedere in questa direzione.
Su questa strada è necessario continuare.








