Andrea Bonanni su Repubblica parla della sfida del G7 a Putin (e alla Cina): “Cinquanta miliardi di dollari all’Ucraina entro l’anno.
E per di più a spese del Cremlino.
I sette leader dell’Occidente democratico, arrivati zoppicanti all’appuntamento italiano – scrive l’editorialista – si scambiano frecciatine elettorali e post elettorali sull’aborto.
Ma in realtà cercano di ristabilire la gerarchia delle priorità in un mondo che, a casa e fuori, sembra voltare loro le spalle.
Rimettere la guerra scatenata da Putin al centro della questione occidentale aiuta a raddrizzare le prospettive, a mandare i messaggi giusti agli interlocutori interni ed esterni e, forse, a zoppicare un po’ meno.
Nei confronti del resto del mondo, in particolare di Mosca e Pechino, la mossa decisa ieri dal G7 ha almeno tre valenze.
La prima è che, dopo oltre due anni di guerra, il sostegno dell’Occidente a Kiev non è affatto diminuito, come sperava Putin.
Il secondo segnale è diretto alla Cina per farle capire che il suo sostegno, ormai piuttosto esplicito, all’invasione russa non verrà più nascosto sotto il tappeto degli interessi economici.
Il terzo segnale – prosegue Bonanni – è volto a raggelare le speranze putiniane in una vittoria di Trump alle presidenziali americane d’autunno.
Dopo che i repubblicani hanno bloccato per mesi la fornitura di armi a Kiev, Biden ha giocato d’anticipo creando un meccanismo di finanziamento all’Ucraina che Trump non potrà smontare se anche vincesse le elezioni.
Ma questo è un discorso che non riguarda solo la sfida presidenziale in America.
Anche i malconci leader della Ue, per diverse ragioni, hanno interesse a sottolineare come l’attacco della Russia (e della Cina) contro le democrazie sia, e debba restare, il principale discrimine valoriale nelle molte crisi politiche aperte dalle elezioni europee.
Un ristabilimento delle priorità politiche in questo senso andrebbe anche a vantaggio della premier italiana.
Giorgia Meloni è leader dei Conservatori europei, che riuniscono le destre estreme ma comunque ostili a Mosca.
La presidente del Consiglio ha certamente vinto le elezioni in Patria.
Ma in Europa – conclude – si trova in una posizione difficile, divisa tra la tentazione di formare una grande destra anti-europea che vada da Le Pen a Orbán, oppure di confluire in qualche modo nella maggioranza democratica che sosterrà Ursula von der Leyen”.








