Analisi, scenari, inchieste, idee per costruire l'Italia del futuro

Il fermento della diplomazia in mezzo alle guerre | L’analisi di Alessandro Arduino

“Mentre le forze israeliane intensificano i raid aerei sull’Iran e Teheran risponde con lanci di missili balistici e droni, sul fronte diplomatico si registra un insolito fermento”.

Così Alessandro Arduino, su La Stampa, riferendosi in particolare a Russia e Cina: “Pechino – spiega l’editorialista – vede la propria diplomazia nel Medio Oriente sempre più in ombra. L’Iran, cardine della Belt and Road e fornitore energetico vitale, rimane isolato dall’assenza di un vero sostegno da parte di Pechino.

Sul breve periodo la Russia beneficia invece dell’impennata dei prezzi del petrolio e di un’attenzione occidentale distratta da Teheran anziché da Kiev, ma sul lungo termine rischia di perdere un importante snodo logistico e geopolitico non solo per le ambizioni nella regione ma anche per la logistica militare verso l’Africa.

L’eventualità di un conflitto prolungato mette a rischio per la Cina le forniture energetiche da Iran e Iraq e mina i mega-progetti infrastrutturali del partenariato strategico con l’Iran. L’influenza di Pechino in Israele è ai minimi storici dal 7 ottobre 2023, e in Iran cresce il disappunto, soprattutto tra i giovani, per un sostegno che resta solo di facciata.

E se la delusione verso la Cina è palpabile, non mancano nemmeno le critiche a Mosca: in molti contestano a Teheran di supportare con forniture militari l’offensiva russa in Ucraina senza ottenere nulla in cambio.

Inoltre, la credibilità di Pechino come alternativa alla diplomazia occidentale vacilla soprattutto nei Paesi del Sud Globale. Sebbene la Cina abbia sempre promosso uno sviluppo economico come chiave per la stabilità mediorientale, questa retorica fatica a imporsi in un contesto dominato dalla logica della forza.

La crisi iraniana si traduce oggi in una ridotta capacità di influire, o anche solo di reagire efficacemente, alle turbolenze di una regione un tempo pilastro dell’espansione globale della iniziativa Belt and Road.

Al contempo, concentrata sul fronte ucraino, Mosca beneficia nel breve periodo dello spostamento dell’attenzione statunitense verso il Medio Oriente, che lascia sempre più isolata l’Ucraina.

Sul lungo termine però – conclude Arduino – la perdita di influenza in Siria e il progressivo allontanamento dall’Iran erodono le ambizioni geopolitiche russe nella regione, privando Mosca di un prezioso trampolino geopolitico”.

SCARICA IL PDF DELL'ARTICOLO

[bws_pdfprint display=’pdf’]

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi gli ultimi articoli di Riparte l’Italia via email. Puoi cancellarti in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza i cookie per migliorare l'esperienza utente.