Paolo Gentiloni su Repubblica parla ‘dell’inseguimento delle destre internazionali a Trump’: “Non è facile essere al tempo stesso patrioti e trumpiani nell’Europa di oggi: le affinità ideologiche e gli interessi nazionali non vanno di pari passo. Al contrario” – sottolinea l’editorialista – “la rotta di collisione è sempre dietro l’angolo come dimostra l’impaccio in cui si trova il governo italiano di fronte alle linee di frattura che incrinano l’Occidente.”
“Sul piano ideologico, un lavoro di tessitura di obiettivi e principi comuni è in corso da oltre dieci anni nelle destre sovraniste delle due sponde dell’Atlantico. Per Trump le affinità ideologiche contano. La bussola resta sempre sugli interessi nazionali americani, le alleanze contano poco e la leadership del mondo libero è un’idea vecchia e superata.”
“Al punto che il politologo bulgaro Ivan Krastev sulla rivista Foreign Affairs fa un audace paragone tra l’effetto negativo di Trump in Europa e l’effetto positivo che ebbe Gorbaciov sui Paesi dell’Est: se rinunci a tenere insieme il blocco con la tua leadership, finirai per perdere la tua sfera d’influenza.”
“Finora il nostro governo ha scelto di non scegliere. L’Europa o Trump? Entrambi. Una posizione che un anno fa si presentava come privilegiata: saremo un ponte, noi italiani, si diceva. E questo ci darà ruolo in Europa e ci farà strappare un trattamento di favore a Washington.”
“Un anno dopo possiamo dire che le cose non sono andate così. La presidente del consiglio tiene il punto (per fortuna) sull’Ucraina, ma guai ad aspettarsi una critica al Piano pro-Putin presentato dagli Usa. Dei dazi, una tassa rilevante per un’economia orientata alle esportazioni come la nostra, si parla il meno possibile, se non per incitare Bruxelles ad essere conciliante.”
“Idem sulla pretesa di Trump di aiutare i giganti tech americani a spadroneggiare liberandosi dalle regole europee. Insomma, il ponte transatlantico non si vede.”
“Da qualche settimana la presidente del consiglio appare piuttosto quasi in disparte, nonostante l’Italia sia l’Italia e il governo sia tra i più stabili in questa Europa dei governi precari.”
“Capisco l’imbarazzo e la difficoltà a prendere atto della necessità di una scelta autonoma da Donald Trump. Tuttavia, le cose in Europa si stanno muovendo e un’Italia in disparte, volenterosa a giorni alterni, rischia di fare da spettatrice all’ascesa del trio Francia–Germania–Regno Unito nella cabina di regia della nuova autonomia strategica europea”.








