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Il DDL sul CSM è stato approvato senza che sia cambiato un solo rigo | L’analisi dell’ex magistrato Edmondo Bruti Liberati

Non sorprende purtroppo, ma rattrista l’inconsueto spettacolo di esponenti del governo che esultano nell’emiciclo della Camera per l’approvazione, in terza e penultima lettura, della riforma che porta al sostanziale azzeramento del Csm, quale garante dell’indipendenza della magistratura tutta, giudici non meno che pm”.

Così l’ex magistrato Edmondo Bruti Liberati sulla Stampa sottolineando che “il Ddl Meloni/Nordio presentato il 13 giugno dello scorso anno viene approvato senza che sia mutato un sol rigo. Discutere vuol dire essere aperti al confronto, a modifiche e miglioramenti. Più ‘blindatura’ di così nell’iter parlamentare vi è solo il ricorso al decreto legge, che in questa materia, come sappiamo, non è ammesso. Si è di fatto vanificato il percorso di riflessione che il saggio costituente aveva previsto quando prevedeva le modifiche alla Carta. Sono stati ignorati persino i rilievi della relazione di minoranza del Csm dei laici espressi dai partiti di governo e redatti da uno stimato costituzionalista, il professor Felice Giuffrè. Oggi è chiaro che si tratta di “riequilibrio” tra potere politico e potere giudiziario e da parte del governo non si parla più di mera ‘separazione delle carriere’. Questa, tra giudici e pm – ricorda l’editorialista – è prevista in molti Stati democratici, vanta a suo favore delle buone ragioni, ma a mio avviso prevalgono le non meno buone ragioni contrarie. Ma ora si tratta dell’azzeramento sostanziale del Consiglio superiore della magistratura: spezzettato in due organi non comunicanti, gli si sottrae la competenza disciplinare e, con il sorteggio dei componenti, se ne affida il funzionamento alla sorte. Riesce difficile comprendere come i sostenitori del principio della separazione siano disposti a ‘ingoiare’ tutto questo sovrappiù.

Il Csm previsto dalla Costituzione non è esente da limiti e altri ordinamenti prevedono istituzioni diverse a garanzia dell’indipendenza della magistratura rispetto al potere politico. Ora si vorrebbe ridurre il Csm all’irrilevanza senza sostituirvi nulla. Non si tratta qui e oggi in Italia di evocare derive autoritarie, ma le norme costituzionali sono esattamente barriere preventive di fronte a possibili future evoluzioni/involuzioni. In mancanza di solidi baluardi – I – cadono difese contro il rischio di democrazie illiberali, che è, purtroppo, tema molto attuale: l’Ungheria di Orban è vicina e gli Stati Uniti di Trump ancor più”.

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