Se non ci fosse da piangere, scrive sul Foglio Claudio Cerasa, verrebbe da ridere.
Ma la scena che sabato prossimo vedrete e vedremo a Roma merita qualche riga di commento.
Tema: manifestazione nazionale contro la guerra, il riarmo, il genocidio, l’autoritarismo.
E per evitare che il messaggio possa essere considerato come un invito generale, a tutti, anche agli stati canaglia, a fermare le politiche di riarmo, il popolo pacifista, usando le stesse parole che avrebbe utilizzato Putin, vuole essere preciso: “La manifestazione rientra nella settimana di mobilitazione europea, che si terrà dal 21 al 29 giugno in occasione del vertice della Nato all’Aia”.
Dunque, la Russia si riarma, arrivando ad aumentare la spesa per la difesa del 68 per cento rispetto al 2023, superando i 10.800 miliardi di rubli (circa 115 miliardi di dollari), pari a oltre il 6 per cento del Pil: un livello mai raggiunto nemmeno ai tempi della Guerra fredda.
La Russia sceglie di portare la produzione annua di proiettili d’artiglieria a un volume sei volte superiore rispetto al 2022, secondo fonti occidentali.
La Russia dichiara di aver completato il dispiegamento operativo del missile intercontinentale Sarmat, capace di trasportare più testate nucleari e sfuggire ai sistemi antimissile.
La Russia intensifica le esercitazioni con Cina, Corea del Nord e Iran.
E nello stesso periodo, l’Iran, alleato con la Russia, raggiunge la capacità di produrre missili balistici a lungo raggio, accumula materiale fissile arricchito fino al 60 per cento – a un passo dalla soglia del 90 per cento necessaria per un ordigno nucleare – in quantità sufficiente per almeno tre bombe atomiche, intensifica il finanziamento e il rifornimento di Hezbollah, Houthi e milizie sciite irachene, fornendo missili, droni e tecnologie di puntamento.
E il popolo pacifista cosa fa?
Condanna le politiche di difesa europee (e della Nato) senza dire una parola sul mercato nero di armi iraniane, russe, nordcoreane o sul traffico globale di droni e missili, trasforma in una minaccia per la difesa, per la sicurezza e la libertà l’attività di deterrenza dell’Europa, e della Nato, e fa un passo ulteriore verso la trasformazione degli aggressori in aggrediti e degli aggrediti in aggressori.








