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Ignazio Visco, Governatore Banca d’Italia: “Nei prossimi anni i nostri bilanci saranno in rosso per il rialzo dei tassi” | Il documento

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Nei prossimi anni la Banca d’Italia, come la Bce e le altre banche dell’Eurosistema, “si troverà a fronteggiare risultati lordi negativi, prima che gli utili tornino gradualmente a crescere” dopo il biennio 2023-2024. Lo afferma il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco. Un effetto, sottolinea, “del rialzo dei tassi Bce che ha determinato un aumento immediato del costo delle passività di bilancio”. Per far fronte a questa situazione è previsto il “fondo rischi generali, alimentato quest’anno con un accantonamento di 2,5 miliardi, raggiungendo i 35,2 miliardi”.

“La vigente politica di distribuzione dei dividendi stabilisce che le somme destinate ai partecipanti siano comprese nell’intervallo di 340-380 milioni, subordinatamente alla capienza dell’utile netto e alle esigenze di patrimonializzazione della Banca”, dunque, “a valere sull’utile netto di 2.056 milioni, si propone di attribuire ai partecipanti un dividendo di importo uguale a quello corrisposto negli ultimi anni, pari a 340 milioni, corrispondenti al 4,5% del capitale”.

A dirlo il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, all’assemblea dei partecipanti al capitale dell’Istituto, specificando che “la posta speciale sarebbe alimentata per 40 milioni, attestandosi così a 280 milioni”.

La ‘normalizzazione’ della politica monetaria Bce con il rialzo dei tassi, la riduzione graduale degli acquisti dei titoli e la fine del rifinanziamento delle banche a condizioni favorevoli, determina la riduzione del bilancio della Banca d’Italia del 2022 che sarà ancora più accelerato nel 2023. Come spiega il governatore Ignazio Visco all’assemblea dei partecipanti, “alla fine del 2022 l’attivo di bilancio della Banca d’Italia ammontava a 1.477 miliardi, in diminuzione del 4 per cento rispetto al 2021. Dieci anni fa, prima dei programmi di acquisto dell’App e del Pepp, il totale di bilancio era pari a circa 600 miliardi.

“La dimensione resta quindi su livelli molto elevati rispetto al passato; tuttavia, per effetto del percorso di normalizzazione intrapreso essa è destinata a ridursi, con un ritmo più sostenuto a partire dall’esercizio in corso” rileva Visco.

I titoli acquistati per finalità di politica monetaria “avevano raggiunto alla fine dell’anno i 696 miliardi, di cui circa 630 costituiti da titoli Stato italiani. Rispetto al 2021 la consistenza complessiva è cresciuta di 30 miliardi. Le attività detenute per finalità di investimento, pari a 147 miliardi contro i 150 dell’anno precedente, sono costituite per l’84 per cento da titoli pubblici, per il 12 per cento da azioni e quote di fondi, per il restante 4 per cento da altre attività finanziarie.

Sono invece diminuite di 97 miliardi le operazioni di rifinanziamento, la cui consistenza si è collocata alla fine dell’anno a 356 miliardi”. Infine, nota il governatore “la riduzione è stata in larga parte dovuta ai rimborsi anticipati delle operazioni Tltro3 conseguenti alla citata rimodulazione delle condizioni di remunerazione. Dal lato del passivo del bilancio, questi rimborsi si sono riflessi nella flessione dei depositi delle istituzioni creditizie, passati da 406 a 246 miliardi”.

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