“Se l’Italia e le altre economie europee sono riuscite a evitare che lo shock energetico provocasse una nuova recessione è anche merito dello shock pandemico.
È bene precisare: il Covid ha avuto enormi costi umani e comportato rilevanti oneri per le finanze pubbliche.
I costi per le economie reali, però, sono risultati limitati, essendo stati in gran parte neutralizzati dall’intervento statale”.
Lo sostiene l’economista Sergio De Nardis.
“Si ha memoria corta, ma è opportuno ricordare come si temesse che la fuoriuscita dalle misure emergenziali facesse venire alla luce quello che si era solo tamponato e rinviato: brusche cadute di posti di lavoro (licenziamenti) e di capacità produttiva (fallimenti).
Non è avvenuto. I paesi, Italia in testa, si sono ripresi senza evidenziare danni strutturali, ma risultando anche meglio attrezzati per fronteggiare uno shock inflazionistico come quello che si è poi verificato nel 2022 con la triplicazione del prezzo del metano” spiega dalle colonne del magazine digitale Inpiu.net.
“Il congelamento delle economie indotto da lockdown e politiche assistenziali ha portato alla costituzione forzosa di un’ingente massa di risorse liquide (risparmi delle famiglie, ma anche attivi delle imprese) in attesa di essere impiegate in spesa finale col superamento della crisi sanitaria.
Per quanto riguarda le famiglie, i risparmi accantonati hanno consentito di finanziare nel 2022 gli acquisti dei servizi sacrificati durante il Covid, ma in misura necessariamente graduale e parziale: i consumi di beni forzatamente rinviati possono essere prontamente recuperati, meno quelli di servizi.
Ciò che non si è speso in turismo e attività connesse, tuttavia, non è rimasto inerte, ma è stato (ed è) utilizzato per fronteggiare l’impennata dell’inflazione senza essere costretti ad abbassare la spesa in risposta al deterioramento del potere d’acquisto.
I rincari energetici hanno dato uno sbocco di spesa a risorse parcheggiate che altrimenti sarebbe stato difficile smaltire solo negli acquisti di quei servizi che erano stati azzerati nei lockdown.
Senza lo shock pandemico, da cui è derivato l’ampio buffer di risparmi, lo shock energetico avrebbe avuto effetti ben peggiori di quelli osservati” conclude.








